Le nozze da favola tra nipote di Angela Merkel e il rampollo dei Sixt

Noni Wolf e Konstantin Sixt hanno scelto per il loro sì la chiesa cinquecentesca San Biagio di Montepulciano

L'entrata in chiesa di Noni Wolf (foto Dipietro)

L'entrata in chiesa di Noni Wolf (foto Dipietro)

Siena, 17 luglio 2016 - FA UN CERTO effetto ascoltare il «Deutschland über Alles» tra le colline del vino Nobile. Lo stesso effetto che fa vedere lo skyline della Cinquecentesca chiesa disegnata da Antonio da Sangallo, San Biagio di Montepulciano, trasformato in un red carpet degno di un film Holliwoodiano. A chi piace lo sfarzo e la pomposità, il matrimonio tra Konstantin Sixt, rampollo della famiglia più importante nel mondo dell’autonoleggio e Noni Wolf, nipote della cancelliera Angela Merkel, sarà sembrata senza dubbio indimenticabile. Vigili urbani a deviare il traffico, strade off limits, transenne e furgoni contro i paparazzi, un tempio e quattro castelli medievali "affittati" dai miliardari tedeschi per regalare ai 500 ospiti tre giorni da copertina.

Un matrimonio che fin dall’inizio è stato avvolto da una coltre di mistero che si è dissolta appena Konstantin e Noni hanno deciso di trasformare il prato di San Biagio nei colori dell’anello di Nibelungo: banda tirolese, cappelli bianchi «Panama» regalati agli ospiti, ombrellini di pizzo stile «Principessa Sissi» e ragazze teutoniche, accompagnate da uomini dall’aspetto nordico, che attraversavano le strade della Valdorcia in furgoni - rigorosamente con i vetri oscurati - con il simbolo «NK», il brand dei due sposi, che ha marchiato a fuoco l’umida giornata di Montepulciano. E poi il viola. Il colore, di fatto, è stato il filo conduttore della grande festa di matrimonio tra i due ragazzi - a dire il vero un po’ troppo ingessati -, ligi al protocollo come soldatini. Il viola, dunque. Le ragazze pronte ad attendere la bella Noni all’ingresso della chiesa erano avvolte da tailleur avvitati lilla chiaro mentre le damigelle - almeno 9 -, che hanno portato il velo della sposa fino all’altare, indossavano una tonalità più scura. Ma il colore della magia e del mistero, come quello della nobiltà e della saggezza - anche se un po’ inusuale ad un matrimonio - nascondeva forse l’unica sfiziosità che si è voluta togliere la sposa in una giornata tutta circoscritta e cadenzata in orari, musica, fotografie e droni: è il viola infatti il suo colore preferito e ha voluto vederlo addosso alle sue ragazze durante la cerimonia.

CHE SEMBRASSE tutto ovattato si è percepito dal minimo ritardo della sposa, non attesa neppure sul portone della chiesa dal futuro marito, vestito in un frac blu elegantissimo. Di quindici minuti, nemmeno fosse il classico «quarto d’ora accademico», è stata l’attesa della sposa. Molto meno della normalità. Per non parlare della chiesa. Dopo aver cambiato tutto l’allestimento originale (?), don Domenico Zafarana ha officiato una cerimonia di ben due ore, insieme ad un’orchestra d’archi e a un coro di bambini tedeschi. Tutto prima di liberare in aria le colombe bianche tra qualche manciata di riso e dare il via all’orchestra tirolese sul prato - dove c’erano anche due container che ospitavano i bagni fatti arrivare direttamente da Merano -, con un ricco buffet. Tutto qua? Macchè. Gli ospiti ieri sera sono stati ospitati a Castello Banfi e hanno festeggiato gli sposini con zuppa di burrata e carote, tartare di ricciola, risotto di pesce, filetto di vitella e granita di parmigiano. E per concludere «un’esplosione» di dolci. Tutto innaffiato da Brunello e Rosso. Magari, questa volta, senza orchestra tirolese e «Deutschland über Alles» a tutto volume. E forse qualche stella del cielo della Toscana in più sulla testa.