Venerdì 19 Aprile 2024

I massaggi orientali erano hot. E per i clienti c’era la card fedeltà

Nel blitz congiunto di carabinieri e vigili urbani arrestate tre donne

Lucciole orientali

Lucciole orientali

Siena, 20 dicembre 2014 - Distribuivano persino le tessere "fedeltà". Ogni dieci prestazioni, una era omaggio. Proprio come in un tradizionale centro benessere. Solo che qui, nessuna delle operatrici aveva un regolare diploma di fisioterapista. Eppure il ‘giro’ c’era. Eccome. I carabinieri del reparto operativo e gli agenti della polizia municipale hanno trovato ben 600 card «fedeltà». Tutte intestate ad altrettante persone. Principalmente senesi, ma anche ‘forestieri’ che, attraverso il passa parola, avevano ben presto apprezzato le qualità orientali. Prezzi modici (dai 30 ai 120 euro) e un menù di prestazioni variegato (dal massaggio basic a quello immerso nella vasca idromassaggio a due). Puro relax. In tempi di stress e di radicali liberi, mica poco. Un’attività fiorente per la professione più antica del mondo. Perché questa era, poi, a ben guardare la specialità della casa. E di centri, in poco tempo, in città ne erano fioriti ben tre. Il primo in via Frajese, gli altri in via Mentana e in viale Europa. Tutti gestiti da persone provenienti dalla lontana Cina come lasciavano intendere chiaramente i nomi (‘Orientale rosa’, ‘Asia’ e ‘Fiore orientale’). Un’insegna accattivante, una hall artigianale con bancone, computer e cassa (affidata esclusivamente ad una persona di estrema fiducia) e qualche camerino per i ‘massaggi’. Solo che, al posto dei lettini tradizionali da centro benessere, al di là delle tende rosse si aprivano delle alcove dove provare il brivido del piacere.

Chi entrava difficilmente poteva cadere nell’equivoco di trovarsi davanti a fisioterapistre professioniste. Il primo contatto era al bancone: qui la respondabile del centro illustrava il ‘menù’ della casa e pattuiva il tariffario, poi, rigorosamente in cinese, chiamava una delle regazze e gli affidava il cliente. Una volta terminata la seduta quest’ultimo ritornava nella hall e provvedeva al pagamento della somma che finiva tutta nel portafogli della responsabile del centro. Come sono riusciti a dimostrare i carabinieri del reparto operativo, guidati dal colonnello Marco Grandini e dal tenente Stefania Riscolo, e dagli agenti della polizia municipale diretti dalla comandante Simona Sestini e dal vice Cesare Rinaldi, coordinati dal procuratore capo Salvatore Vitello e dal sostituto procuratore Giuseppe Grosso. E per farlo, l’altra mattina, si sono finti clienti. Hanno suonato al centro di via Frajese e hanno contrattato la prestazione con la responsabile ma, al momento in cui la ragazza apriva la tenda per introdurli nel ‘magico mondo’ carnale, hanno fatto scattare l’operazione che ha portato all’arresto di tre donne cinesi di 50, 35 e 46 anni (le responsabili dei tre centri) con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Un reato non semplice da dimostrare e provare, ma che in questo caso, grazie ai numerosi riscontro trovati nel corso dell’indagine (non ultimi anche 4 mila euro in contanti) partita mesi fa sulla base di alcuni racconti di strada gli inquirenti sono riusciti a cristallizzare. Nonostante tutto.

A cominciare dalle accortezze che le donne asiatiche osservavano nello svolgimento della loro attività. «Ogni volta che entrava un cliente – racconta uno degli investigatori – erano molto guardinghe, aspettavano che fosse lui a chiedere la prestazione speciale e, solo dopo, illustravano le specialità della casa». E il controllo proseguiva anche all’uscita. «Quando il cliente lasciava il centro, infatti, – prosegue l’investigatore – la responsabile usciva in strada e lo seguiva per verificare che macchina aveva e se c’era qualcuno ad aspettarlo all’esterno». Non solo. Se c’era un controllo amministrativo da parte della polizia municipale, il giorno dopo la responsabile e le ragazze venivano subito trasferite in un’altra città toscana o italiana. Tutte precauzioni che alla fine non sono servite. E per le tre donne cinese si sono aperte le porte di Sollicciano. E, forse, presto potrebbero essere raggiute anche da altre connazionali.