Brio: "Se non avessi vinto mi avrebbero messo in discussione. Ora guardo al 2015: sarà un Palione"

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Brio durante i festeggiamenti in Civetta

Brio durante i festeggiamenti in Civetta

Siena, 24 agosto 2014 — «Il fioretto? L’ho già fatto, il 17. Andando a montare la mattina presto. E poi mi sono tagliato i capelli». Dopo una notte di festa, insieme alla Civetta, Brio è sbarcato in Sardegna per una settimana di relax. Ma se prima dell’Assunta non voleva guardare al 2015, adesso ha già molte cose chiare in testa: «Provenzano sarà un Palione!». Andiamo per ordine: quattro Palii vinti. Un numero che ti porta bene? «In genere i numeri  mi affascinano, dietro ci possono essere molte chiavi di lettura. Il 4 è bellissimo, ovviamente,  ma preferisco il 13. Sarà perché sono nato questo giorno, sarà perché era il 13esimo anno che correvo in Piazza». La Tartuca, il cui numero è 13, c’entra niente? «In linea generale mi piace e ho dei bei ricordi legati ad esso».  Anche vincere quattro Carriere è una soddisfazione.  «Fino a tre è un conto, quando vai oltre il quadro cambia.  Mi sento abbastanza maturo e soprattutto pronto  per assumermi responsabilità e optare per situazioni impegnative, come del resto ha fatto anche Tittia nella Selva su Istriceddu» .Un anno fa guardavi il Palio in televisione  per via dell’infortunio.  «Ero sulla sedia a rotelle e dicevo che Tittia doveva sbrigarsi a vincere il quarto perché quando sarei tornato l’avrei fatto io».  Ti sembra incredibile essere tornato  in super-forma? «E’ stato possibile grazie alle persone che ho avuto intorno. Non mi sono mai sentito messo da parte nè infortunato perché mi rendevano partecipe di cosa succedeva. Anche gli stessi colleghi mi hanno tenuto in considerazione e li ringrazio. Quest’anno però dovevo vincere».  Per quale ragione? «Perché  avevo paura che la gente, magari non gli addetti ai lavori, mi avrebbe messo in discussione. Così poi non monti il cavallo che ti piace, fai un Palio meno bello e via... Vincere è stata adrenalina pura, la droga più bella del mondo».  Convinto di farcela? «Mentre montavo ero lucido e convintissimo che ce l’avrei fatta. Dopo la corsa guardavo Francesco (il capitano, ndr) e dicevo ‘è toccato a noi’. Il rapporto con lui è splendido, c’è stima e gelosia. Io ho paura di perdere lui e viceversa. Siamo due sempre accelerati». Parliamo di Occolè. «Ho trovato riunite in questo cavallo le caratteristiche dei tre barbero con cui ho vinto: la stabilità di Istriceddu, la punta di velocità di Fedora,  la resistenza di Choci. E’ una macchina da guerra. Quando lo vidi pensai ‘è piccoletto ma se parte...Una saetta. Bravo, tranquillo, gli piacciono le foto».  Non si potrà  scartare per manifesta superiorità? «Oppio, Morosita, Quit Gold, Occolè: c’è solo da preservarli, poi mettiamoli tutti dentro. Basta un cavallino nuovo, magari, e il lotto  è fatto. Ci metto anche Polonski, con lui Scompiglio ha fatto un gran Palio».  Chi temevi di più? «Gingillo, per me vinceva facile. Veniva da un momento di forza, aveva fatto meglio di me a luglio, il cavallo poteva centrarlo il Palio. E’ stato sfortunato in partenza».  Quattro Palii Mari, 4 Tittia, poi c’è Gigi a 13.  «Abbiamo montato cavalli vincenti, ultimamente.  ma non faccio la corsa su Tittia nè su nessuno. Se vince va bene, purché non sia nella mia rivale! Ognuno fa il meglio per se stesso, se poi viene il risultato atteso bene, altrimenti ci  rimbocchiamo  le maniche».  Trecciolino non ha corso: cosa pensi della sua scelta? «E’ stato un grande, ha visto che non c’erano grosse occasioni e ha preferito lasciare a cavallo il figlio e Sebastiano. Una scelta da grande fantino, fatta con il cuore. Li poteva scendere entrambi e montare lui. Comunque sarà a cavallo a luglio».  Non c’è dubbio: sarà un bel Palio.  «Un Palione, direi».    Tiriamo la riga sui cavalli: cosa c’è da ripensare? «A Quit Gold e a Quietness poteva essere concesso  un pizzico di tempo in più per maturare, magari facendo esperienza in provincia e - perché no? - anche in qualche paliotto che non guasta. Insomma, direi ai capitani di non ‘bruciare’ i cavalli».  Alla cena della prova generale hai fatto una dichiarazione d’amore al Castellare.  «‘Ho capito di volervi veramente tanto bene’, ho detto. Provo davvero un sentimento forte. Pensa che quando mi sono fatto male in Piazza ho chiesto  di andare in Civetta  perché qui mi sento a mio agio. Non sto male anche  da altre parti, per carità, però  nel Castellare  ho sempre fatto grossissime prestazioni. Non ci mettiamo mai in discussione, loro si fidano e io lo stesso. Nel Palio è un bel valore aggiunto».  A chi devi dire grazie per questa vittoria, a parte gli addetti ai lavori? «Al dottor Crainz, a Causarano e ai fisioterapisti e alla mia ‘badante’. E poi alla famiglia: vivo per loro e viceversa. Siamo molto, molto uniti».