Lo Stato entra nel Monte dei Paschi con il 4%

Il Mef diventa così il secondo azionista della banca. E' l'effetto del pagamento in azioni degli interessi maturati sui Monti Bond

Rocca Salimbeni sede del Monte dei Paschi

Rocca Salimbeni sede del Monte dei Paschi

Siena, 1 luglio 2015 - Lo Stato entra nel capitale del Monte dei paschi col 4%. Come previsto da tempo il Ministero dell'Economia è entrato in possesso di una quota della banca per effetto del pagamento in azioni dei 240 milioni di interessi maturati sui Monti bond nel corso del 2014. L'istituto senese, per onorare gli impegni assunti, ha emesso a favore del Tesoro 117.997.241 azioni ordinarie, pari appunto al 4% della banca. Con questo pagamento Siena mette la parola fine al capitolo degli aiuti pubblici, ricevuti per un ammontare complessivo di 4 miliardi e ormai interamente rimborsati.

Per effetto di questa partecipazione il Mef diventa il secondo azionista della banca, dietro al fondo Fintech del finanziere messicano David Martinez Guzman che detiene il 4,5%. La mappa dei soci, che potrebbe ancora subire cambiamenti per effetto della recente sottoscrizione dell'aumento di capitale da 3 miliardi, vede poi tra i soci sopra la soglia del 2% il fondo brasiliano Btg Pactual al 3,13% e il partner assicurativo della banca, Axa, che possiede un altro 3,17%. Sotto la soglia rilevante ci sono poi la Fondazione Mps e l'ex proprietario delle torri di Dmt (oggi Ei Towers), Alessandro Falciai. Va precisato che la partecipazione in mano al ministero è da ritenersi esclusivamente finanziaria e blindata da un accordo di lock-up che ne vieta la dismissione nell'arco dei prossimi sei mesi.

Inoltre, il ministro Pier Carlo Padoan ha più volte rassicurato che Mps non ha più bisogno di aiuti di Stato e che via XX settembre intende uscire dall'azionariato del Monte "in modo morbido, prevedibile e sicuro per tutte le parti coinvolte" (aveva dichiarato a Bloomberg Tv nei mesi scorsi). Intanto, però l'attenzione si sposta su venerdì prossimo, giorno in cui si riunisce il consiglio d'amministrazione. Secondo le attese in quell'occasione la banca, assistita da tempo da Ubs e Citigroup nella ricerca di un compratore come richiesto dalla Bce, dovrebbe aprire ufficialmente il discorso aggregazioni dichiarandosi pronta a ricevere le manifestazioni d'interesse dei potenziali acquirenti. Secondo le indiscrezioni che circolano da tempo l'istituto senese potrebbe finire nel mirino di qualche grande gruppo internazionale. Si fanno i nomi di banche spagnole come Santander e Bbva anche se non si esclude che possa trattarsi di una francese come Bnp Paribas. Avviato quindi il dossier aggregazioni la strada che porta alle dimissioni del presidente Alessandro Profumo è spianata. Come noto il numero uno aveva dato la disponibilità ai soci di restare in banca fino al completamento dell'aumento di capitale. La data dell'addio non è ancora ufficiale ma si presume che possa essere in occasione dell'approvazione dei risultati del secondo trimestre, in calendario a inizio agosto (Cda il 6). Si fanno i nomi di Pietro Modiano (Sea) e Massimo Tononi (Borsa italiana) come papabili ma al momento le bocche restano cucite.