Le parole e gli struzzi

L'editoriale

Il responsabile della redazione di Siena, Tommaso Strambi

Il responsabile della redazione di Siena, Tommaso Strambi

L'ironia sottile di Giuseppe Tomasi di Lampedusa non è bastata a scongiurare l’irreparabile. I Fedelissimi si erano aggrappati con le unghie alle parole di Trancredi Falconeri, nipote del Principe Fabrizio, ne ‘Il Gattopardo’ nella speranza che tutto cambiasse. Invece, no. E non sono bastate neppure le rassicurazioni arrivate, domenica sera, dal consigliere delegato Alberto Parri. Così la giornata di ieri si è consumata lentamente nell’attesa di un annuncio che spazzasse via tutte le nubi grigie che si addensano sulla Robur. In una girandola di emozioni e sentimenti contrastanti. Ma, come purtroppo ormai avviene da troppo tempo, solo parole, parole e ancora parole. Non un atto concreto, fermo e chiaro. A parte quello arrivato da Banca Mps 18 mesi fa, all’inizio del 2013, e confermato nel comunicato dello scorso 30 giugno. Chi aveva la responsabilità gestionale diretta ha infilato la testa sotto la sabbia. Sperando sino all’ultimo che alla fine arrivasse Pantalone a risolvere la questione. Ma che i tempi fossero cambiati era evidente a tutti. Quello che era necessario era prevedere una exit strategy. Studiare un percorso di sostenibilità economico-finanziara capace di dare ancora gambe al progetto Robur. Invece no. Solo annunci su annunci. Mentre in campo Beretta e i suoi ragazzi hanno dato l’anima. E non solo loro, a dir la verità; anche tutti gli altri dipendenti e i tifosi. Così oggi, giorno in cui la scadenza per formalizzare l’iscrizione al campionato è arrivata, ci può essere solo un miracolo che comunque non basterebbe a frenare la rabbia e la delusione per ciò che poteva essere fatto per tempo e non è stato fatto. La Robur e Siena meritavano più rispetto.