Sventa suicidio: "Così l’ho convinto. Ma non chiamatemi eroe"

Parla il giovane che ha sventato un suicidio

Sala operativa

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Siena 16 luglio 2016 - Senese doc, amante dei viaggi, scopritore del mondo, mente aperta. Duccio preferisce mantenere l’anonimato, perché quello che ha fatto «non sia una passerella». Perché «sia il gesto a rimanere impresso, un monito a fare tutti qualcosa in più». L’immagine che si porterà sempre con sé «quell’uomo attaccato alla rete di ferro, in bilico tra la vita e la morte». «Era circa mezzanotte, con la mia ragazza stavamo tornando da Grosseto – spiega -, sul ponte di Petriolo abbiamo notato una macchina ferma con le quattro frecce. Ci siamo accostati, magari il conducente aveva bisogno d’aiuto. Normale, se fossi io in difficoltà, mi piacerebbe qualcuno si fermasse». Normale, per lui. Dall’altruismo alla paura: la macchina era vuota. «Abbiamo capito subito – prosegue -, la mia ragazza ha chiamato il 113, io sono sceso, con il timore che forse eravamo arrivati troppo tardi». Poi un ‘Sono qui’. «Sono corso verso la voce – ricorda - e l’ho visto. Un colpo, un tuffo al cuore». Come in un film.  «Ho agito d’stinto, ho iniziato a tranquillizzarlo. Avevo paura scivolasse, stava su dieci centimetri di cemento, alle spalle il vuoto. Mi diceva di essersi pentito. Sono salito sul guard rail, gli ho teso una mano, l’ho preso per la cintura e l’ho tirato su, mi è piombato addosso, era salvo». Un abbraccio del destino quello che poi li ha stretti. «A quel punto eravamo tutti scioccati, compresa la mia ragazza. Lei ha avuto comunque la prontezza di fotografare la targa dell’auto, immagine che poi ha permesso alla Polizia di ritrovarlo». Sì, perché poco dopo, l’uomo è voluto rimettersi in auto. «Ripeteva ‘voglio andare a casa, ho fatto una cavolata’, mi è apparso sincero. Per un po’ lo abbiamo seguito. Dopo abbiamo saputo che si era ricongiunto con la famiglia». «No, non voglio sapere chi è – aggiunge Duccio –. Non mi interessa cosa lo abbia portato su quel ponte, mi interessa avergli dato una speranza. Preferisco pensare che tra dieci anni ci ritroveremo in un bar per scoprire tra le chiacchiere di essere noi x e y. A me e alla mia ragazza, giovani, ottimisti, sognatori, rimane la soddisfazione per quello che abbiamo fatto, in una società menefreghista: tante briciole fanno un pane da un chilo e mezzo, con una briciola forse abbiamo cambiato la vita a qualcuno». «Nei prossimi giorni li riceverò a Palazzo Pubblico per esternare loro l’apprezzamento della città per il loro comportamento – l’intervento del sindaco Valentini -. Hanno mostrato un’eccezionale disponibilità a curarsi di un’altra persona senza volgere la testa da un’altra parte».