Giovedì 25 Aprile 2024

L'allarme terrorismo, Maria Giulia Sergio: dall’incontro con gli integralisti all’adesione all’Isis in Siria

Giulia-Fatima avrebbe avuto i primi contatti a Monteroni d’Arbia / LA STORIA DI MARIA GIULIA

Fatima

Fatima

Siena, 13 gennaio 2015 - SAREBBERO transitati anche nel senese fondamentalisti islamici votati alla guerra santa e dediti al reclutamento di combattenti per l’IsisDopo che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha parlato di 53 ‘foreign figters’ che hanno viaggiato sul suolo italiano o sono partiti dal nostro Paese per unirsi all’esercito del Califfato è scattata la ricerca negli archivi dell’identità di queste persone e dei luoghi in cui sono passati.

Nella nostra provincia nel 2012 è transitato Bilal Bosnic, arrestato poi nel settembre del 2014 con l’accusa di aver cercato finanziamenti per i gruppi terroristici dell’Isis e di essersi dedicato al reclutamento di combattenti per la jihad. Bosnic avrebbe fatto la sua comparsa, immortalata anche in un filmato apparso su youtube, a Monteroni d’Arbia, dove c’è una numerosa popolazione di fede islamica di origine kosovara, circa tremila persone, dedita quasi esclusivamente a lavori nel settore dell’edilizia.

Sempre nel senese, sarebbe transitata anche l’unica donna dei quattro ‘foreign fighers’ italiani di cui ha parlato il ministro Alfano in Parlamento: si tratta di Maria Giulia Sergio, 27 anni, originaria di Torre del Greco e residente a Inzago, in provincia di Milano, convertita nel 2009 all’islam con il nome di Fatima Az Zahrà, che sarebbe migrata in Siria per raggiungere le milizie dell’Isis. Lei è stata ospite per alcuni mesi anche in Maremma. Gli investigatori hanno registrato nel corso del tempo anche diversi episodi di propaganda fondamentalista in alcuni centri islamici del senese, del pisano e del grossetano.

Tornando a Bosnic, sarebbe stato nel senese per un breve periodo, quando probabilmente non aveva ancora imboccato la strada del fondamentalismo estremo. E dai racconti che circolano a mezza voce a Monteroni, sarebbe stato allontanato ben presto proprio dalla comunità musulmana locale, che da alcuni anni riunisce i fedeli di Allah attorno all’associazione regolarmente registrata con il nome ‘Centro culturale di Restelica’ e che ha la sua sede in alcune stanze al primo piano del piccolo centro commerciale che sorge sulla via Cassia, proprio all’ingresso del paese per chi ariva da Siena. Un luogo di culto che conta alcune decine di assidui frequentatori e che il venerdì si affolla di islamici provenienti anche da altre località per la preghiera settimanale. L’associazione prende il nome da una cittadina del Kosovo dalla quale proviene gran parte degli immigrati stranieri che vivono a Monteroni, quasi esclusivamente sunniti.

«Le persone che frequentano il centro islamico – racconta Alessadro Costa, titolare del Break bar che si trova sotto la sede dell’associazione – le conosco da anni, vengono da me a consumare: gente tranquilla, che si incontra, prega, fa feste e organizza banchetti anche all’esterno senza creare mai problemi».

Anche i rappresentanti delle istituzioni locali confermano la convivenza pacifica fra la comunità islamica e la popolazione locale. «Non abbiamo registrato alcun episodio di tensione o elemento di preoccupazione» dice il sindaco Gabriele Berni. Gli fa eco il suo predecessore, Jacopo Armini, che ha guidato l’amministrazione comunale dal 2004 al 2014: «Il Centro è nato a cavallo fra 2009 e 2010. Sono fedeli molto osservanti, rigorosi. Non hanno mai creato problemi anche se sono stati attenzionati dalla Digos più volte. Fra la comunità islamica e la popolazione locale non c’è una vera integrazione ma non c’è conflitto».

I frequentatori del centro sono molto riservati. Preferiscono non parlare con i giornalisti. Non gradiscono l’attenzione dei media. Con garbo declinano le domande.