Il povero (di amici) ma pensionato e il ricco (di tempo) ma in bolletta

La storia di due anziani che si... aiutano reciprocamente

Anziani (Foto archivio)

Anziani (Foto archivio)

Siena, 18 settembre 2014 - IL  RICCO E IL POVERO, come la fiaba dei fratelli Grimm, anche se questa è una storia figlia della realtà. I l ricco è un pensionato con una bella casa, un conto in banca niente male, una pensione che se non è d’oro e almeno d’argento. E’ ricco, ma povero di amicizie. E’ solo, senza figli, senza parenti, senza nessuno. Il povero, invece, l’altro protagonista di questa storia, anche lui pensionato, è in bolletta, fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, ma di una cosa è ricco: di amici e spirito di iniziativa. Uno spirito di iniziativa che un bel giorno, accantonando timidezze e imbarazzi, sapendo che il suo coetaneo ricco, che abita a due caseggiati dal suo, non sopporta più l’invadenza della solitudine, riesce a tirar fuori: « Vengo io a farti compagnia. Resto con te tutto il pomeriggio, fino all’ora di cena. Lo faccio molto volentieri, fa piacere anche a me scambiare due chiacchiere». Il ricco ascolta in silenzio, fa partire un sorriso, e dice: «Affare fatto. Siccome se che non te la passi bene economicamente, se non ti offendi, ricompenserò la tua disponibilità con 10 euro al giorno, che ti faranno comodo. Ti aspetto, puoi venire anche domani. Però non devi sentirti obbligato. Vieni quando puoi venire, non sei certo a lavoro, massima libertà». Il povero si illumina, di quella luce che hanno i giorni in cui sembra girare tutto bene, quei giorni senza spigoli, rari, ma che pure ci sono anche nella vita di ottantenni con 600 euro di pensione e l’affitto di casa da pagare. Siccome questa non è una fiaba, i due protagonisti non abitano in u n libro ma in una città, che per la cronaca è Poggibonsi, ma potrebbe essere qualsiasi angolo del mondo in cui il destino, il più fantasioso degli scrittori, ha voglia di ambientare una delle sue storie. Da un paio di mesi a questa parte, gli effetti del patto sulla parola tra il ricco e il povero sono sotto gli occhi di tanti. Soprattutto dei vicini, che tutti i giorni, compresa la domenica, alle 14 in punto, come se dovesse bollare il cartellino, vedono il povero salire le scale del ricco, suonare il campanello e entrare nella sua splendida casa. Guardano la televisione, scherzano, parlano del più e del meno. A volte dalla casa del ricco giungono anche delle risate, perché si sa come vanno le cose, la compagnia è come un buon bicchiere di vino, fa sangue, dà allegria, leggerezza, fa venire voglia di vita. Quella vita che la solitudine spegne, mortifica, come il ricco sa bene. Verso le 20, ma senza che nessuno dei due sia schiavo dell’orologio, perché in questa storia i contatti contano più dei contratti, il povero prende la giacca dall’attaccapanni, saluta, e se ne va. Nel frattempo il ricco, quasi distrattamente, senza far pesare il gesto, ha già provveduto a mettergli in mano quei 10 euro, il prezzo per mettere al tappeto quella brutta bestia della solitudine. Dieci euro che per il povero sono una manna dal cielo, una boccata di ossigeno in un bilancio asfittico. Grattando la superficie della realtà si vincono storie meravigliose. Storie che aspettano solo di essere raccontate. ​ Marco Brogi