Frana di Terrensano, basta disagi: "Strada chiusa da quasi 2 anni"

Esplode la rabbia dei cittadini. Danni economici e problemi organizzativi

Proteste per la frana di Terrensano (Foto Lazzeroni)

Proteste per la frana di Terrensano (Foto Lazzeroni)

Siena, 11 ottobre 2015 - LA PAZIENZA ha un limite. E se viene messa troppe volte alla prova, diceva lo scrittore-drammaturgo dell’antica Roma Publilio Siro, si trasforma in rabbia. «Sono trascorsi oltre 4 mesi dal cedimento e ancora non si vedono all’orizzonte soluzioni», lamentava Luana Massei nel giugno 2014.

Il 7 febbraio era venuto giù un costone, interrompendo la strada comunale di Terrensano-Belcaro. Chi viveva nella zona denunciava incidenti e disagi continui, timori per sicurezza della circolazione dovendo utilizzare l’impervio percorso in mezzo al bosco. Fu presentato all’epoca anche un esposto. Ebbene, a quindici mesi di distanza dal nostro sopralluogo nulla (ma proprio nulla) è cambiato. La frana è sempre lì. Mancano le risposte dal Comune.

La strada resta chiusa. «Si fa per dire perché come vede le transenne sono spostate e qualche macchina transita. Se esiste un pericolo non bisognerebbe invece passare. Se deve rimanere inaccessibile – sottolinea Maurizio Petrazzi – che lo sia davvero. E soprattutto che il divieto valga per tutti». Hanno ragione a protestare. Qualcuno utilizza il tracciato. Basta spostarsi a valle, dove s’innesta sulla Statale 73 Ponente, per accorgersi che la terra venuta giù dal costone si è trasformata in fango. Sopra, indelebili, sono rimaste le tracce dei pneumatici.

Non bastano i cartelli di divieto d’accesso, tantomeno il nastro bianco e rosso che indica la situazione di pericolo. Serve uno sbarramento solido. Va da sè che sarebbero guai seri se si verificasse un ulteriore cedimento con conseguenze per gli automobilisti.

La rabbia dei cittadini e di chi per motivi di lavoro deve recarsi nella zona è dunque salita al livello di guardia. E rischia di esondare come ha fatto l’Ombrone a Buonconvento. «Siamo onesti cittadini che pagano le tasse, anche salate. Ci saranno a breve le scadenze di Imu e Tasi, imposte che si versano principalmente per ricevere un livello accettabile dei servizi minimi essenziali quali ad esempio la fruizione delle strade. Ecco – lancia l’idea Giuliana Mari – l’amministrazione ci dovrebbe esonerare dal pagamento della Tasi stante i disagi che subiamo».

«Quasi due anni sono lunghi, esistono problemi economici e organizzativi importanti», lamenta Silvia Carli. «Faccio un esempio. Per la nostra scuderia c’è bisogno del rifornimento di rotoballe (il marito è Massimo Milani, ndr) – spiega –, prima con ogni trasporto ne arrivavano sedici, adesso solo due perché il mezzo più grande è rimasto danneggiato transitando da Belcaro. Ogni volta che viene, però, il costo è invariato: 50 euro a viaggio. Per non parlare della circolazione. Basta che cada un ramo sulla strada ed il traffico si blocca. La bambina fa tardi a scuola e io a lavoro. C’è chi ha spaccato le gomme dell’auto per evitare scontri con altri mezzi».

«Vogliamo considerare poi il costo della benzina? Sono circa 5 chilometri in più per raggiungere Siena e io vado e vengo almeno quattro volte al giorno. Possibile che non si trovino i soldi per intervenire – interroga Andrea Bellini –, se invece delle biciclette elettriche si fossero occupati di Terrensano... Ho scritto anche a ‘Striscia la notizia’, mi hanno risposto che valuteranno il caso». Costi, si diceva. «Sono rimasti invariati quelli per usufruire dello scuolabus ma prima prendeva la bambina in cima alla strada, adesso la devo accompagnare a Montalbuccio», aggiunge la moglie di Milani. Interviene Mino Malandrini: «Il Comune ci deve dire, meglio mettere nero su bianco, quale è l’iter che sta seguendo per risolvere un disagio non più sostenibile».

Infruttuosi anche i riscontri cercati in Regione sul finanziamento dei lavori. La pentola della protesta sta dunque bollendo. «Un’ambulanza qui, se trova il van con i cavalli di mio marito, arriverà per forza in ritardo. Non riuscirà a passare. Lavoro nella sanità e so bene quanto un minuto sia importante per salvare la vita», sottolinea Carli. «Il bosco di Belcaro è diventato un’affollata strada di transito dei più svariati veicoli: auto, fuoristrada, camioncini e mezzi di grossa stazza, pulmini. Tutti passano in entrambe le direzioni – osserva con forza Adis Vivi – incrociandosi proprio al limite del dirupo che costeggia la strada, mettendo a rischio la propria incolumità: quando finirà tutto questo?»