Il Fondo Briganti lascia Squarcialupi

Ipotesi confermata dal presidente della Bibioteca Comunale, Roberto Barzanti

 Roberto Barzanti

Roberto Barzanti

Siena, 19 giugno 2016 - CHE FINE farebbe la visione del Santa Maria della Scala come luogo di ricerca, patrimonio culturale e memoria storica se lo Spedale rinunciasse al Fondo Briganti? Circola, infatti, l’idea di trasferire la prestigiosa biblioteca e fototeca da Palazzo Squarcialupi – dove è ospitata dal 2006 – agli Intronati.

«E’ un’ipotesi su cui ci stiamo confrontando – conferma il presidente della Comunale, Roberto Barzanti – anche se è prematuro parlare dei dettagli. La Biblioteca, pur non volendo interferire con le scelte strategiche del Santa Maria, è disponibile ad accogliere quel fondo e affiancarlo al patrimonio dedicato alla storia dell’arte che già ospita, al fine di costruire un polo archivistico specializzato».

 

IN VIA della Sapienza, infatti, è collocato un patrimonio importante tra cui i libri rari e antichi (comprese 3mila opere della biblioteca privata di Sallustio Bandini), 6000 manoscritti, 10mila edizioni del Cinquecento, mille incunaboli, il gabinetto dei disegni e delle stampe che raccoglie circa 30mila incisioni e 8mila disegni, documenti autografi, carteggi, nonché la collezione Bargagli Petrucci con circa 140 manifesti realizzati tra fine Ottocento e inizio Novecento dai maestri della grafica pubblicitaria.

Qui troverebbe posto l’archivio appartenuto a Giuliano Briganti, personaggio di spicco dello scenario culturale senese, storico e critico d’arte di fama internazionale e a lungo docente dell’ateneo cittadino. Il fondo – costituito inizialmente da 18mila volumi e 50mila fotografie cui si sono aggiunti negli anni altri archivi donati o acquisiti – comprende numerosi documenti cartacei tra cui appunti, expertise, corrispondenze con collezionisti, mercanti d’arte, noti antiquari, colleghi e ricercatori, oppure autografi dei più noti personaggi del mondo della critica d’arte novecentesca. Fu acquisito dal Comune nel 1998 come tassello su cui incardinare quella visione d’insieme che voleva fare del Santa Maria anche un centro di ricerca e studio, specializzato nella storia dell’arte e integrato con l’università e i laboratori di restauro che lì avrebbero dovuto trovare spazio.