"Per vivere faccio il ricamatore. E mi piace molto"

Elia Capecchi ha 27 anni e un diploma nel cassetto come operatore turistico

Elia Capecchi al lavoro

Elia Capecchi al lavoro

Siena, 27 marzo 2015 - Quel giovane dietro alla macchina da ricamo ha incuriosito subito. Elia Capecchi, 27 anni di Pistoia, dall’ottobre scorso è l’addetto al ricamo del negozio ‘Ricami Veronica’, grande azienda pistoiese presente con i suoi punti vendita e laboratori in tutt’Italia. Un’attività commerciale dunque, destinata a soddisfare una clientela prettamente turistica. Che un paio d’anni fa è sbarcata dunque anche nella città d’arte di Siena e che, appunto, dall’ottobre scorso vede impegnato un ragazzo, in un’attività spesso definita da ‘mani di fata’. Elia ha così trovato lavoro e anche casa a Siena, adattando la propensione personale ai rapporti umani e al commercio, ad un mestiere, almeno nell’immaginario, più femminile che maschile. E’ un esempio, questo, del giovane che si dà da fare e affronta quel che la piazza offre. Cogliendo l’occasione».

Come sei arrivato qui?

«Ho iniziato lavorando per ‘Ricami Veronica’ in fiere. Un giorno mi hanno invitato a provare la macchina del ricamo. Mi è piaciuto: ho fatto tre mesi di pratica in azienda e poi via sul campo, qui nel negozio di Siena».

Dunque un mestiere si apprende anche strada facendo?

«A me è capitato. Sono uscito da un istituto che forma operatori turistici. Sono andato un anno in Inghilterra, ho imparato l’inglese e fatto esperienza in strutture turistiche e ricettive. E poi qui: ad imparare a lavorare con una macchina e ad usare il manipolo per disegnare, scrivere. Ed è qui che metti del tuo: la linea, il tratto, lo stile sono quelli che tu imprimi alla macchina, del tutto guidata dalla mano umana».

Al di là della professionalità, ti piace anche?

«Mi piace stare con la gente. E se chi entra in negozio ne esce soddisfatto allora la sua emozione è la mia gratificazione. Dietro a tutto c’è poi la convinzione che questo sia uno di quei lavori artigianali grazie ai quali l’Italia è diventata famosa nel mondo e che una città turistica, oltreché d’arte, deve continuare a coltivare».

Elia voleva fare questo da grande?

«Non so. Certo è che ho studiato per lavorare in ambito turistico e mi è sempre piaciuto invece il commercio. Così ho unito predisposizione e formazione, in un’unica attività».

Ricamare però è un po’ femminile, o no?

«Forse, tradizionalmente parlando. Ma in azienda ci sono tanti uomini che lo fanno, da anni».

Ma al di là del ricamo, conoscevi già il cucito?

«Non vado al di là dell’uso di questa macchina. Non attacco nemmeno un bottone: per fortuna c’è ancora la nonna».

Quanto si guadagna?

«Direi bene. Almeno uno stipendio medio: fra mille e 1.500 euro. Più la casa in affitto in centro che paga sempre l’azienda. Non posso lamentarmi».

Un operatore turistico prestato al commercio: come è questa Siena (turisticamente parlando)?

«Una città bellissima, che non ha eguali. Particolare, con un incredibile attaccamento al passato e alle sue tradizioni. Il Palio e le Contrade sono l’espressione positiva di tutto questo. Poi c’è anche un risvolto meno positivo: una certa chiusura, che è nel carattere e nelle sue espressioni culturali. Per quanto riguarda il movimento turistico ce ne è tanto; purtroppo è solo di passaggio».

Ma cosa vedi (o vorresti) nel tuo futuro?

«Al momento sono gratificato e continuo su questa strada. Certo è che mi piacerebbe arrivare ad aprire un’attività mia. Di questo genere, perché funziona. Forse più all’estero che in Italia».

Paola Tomassoni