Crisi Monte dei Paschi, la Bce: "Se slittano i tempi Mps è a rischio"

Toni drastici per decretare il 'no' ufficiale alla proroga per l’aumento di capitale

Marco Morelli

Marco Morelli

Siena, 14 dicembre 2016 - «Nessuna proroga». Perché a rischio «c’è il futuro stesso della banca». È arrivata come previsto nella tarda serata di ieri la lettera della Bce. Toni drastici per decretare il «no» ufficiale alla proroga per l’aumento di capitale. La scorsa settimana i manager di Monte dei Paschi avevano scritto a Francoforte chiedendo più tempo – almeno fino al 20 gennaio – per portare a casa l’operazione sul mercato. Il niet era già praticamente assodato. Mancava però una risposta formale, appunto. Giunta alla vigilia del giorno più lungo per Marco Morelli e i suoi: oggi è in calendario l’ultimo cda utile per varare la ricapitalizzazione da 5 miliardi. Se non dovessero farcela scatterebbe in automatico l’intervento dello Stato.

«Lo slittamento dell’operazione a gennaio 2017 – scrive Francoforte – non garantirebbe un contesto di mercato più favorevole che consenta la stipula di un accordo di garanzia con le banche del consorzio». Non solo: «Il ritardo nel completamento della ricapitalizzazione potrebbe comportare un ulteriore deterioramento della posizione di liquidità e un peggioramento dei coefficienti patrimoniali, ponendo a rischio la sopravvivenza della banca».

Ma riuscire a rispettare la scadenza del 31 dicembre sembra un’impresa (quasi) impossibile. Per completare il rafforzamento patrimoniale da 5 miliardi senza chiedere un aiuto pubblico, Mps dovrà prima di tutto ottenere il via libera della Consob alla riapertura della conversione dei bond subordinati in azioni, poi dovrà avere la certezza che quella operazione frutti più di un miliardo di euro, e infine dovrà sperare che vada in porto il collocamento della azioni a quei fondi che finora hanno mostrato un certo interesse per il piano.

Solo allora, forti del miliardo già acquisito con la prima tranche di conversione dei bond in azioni e confidando nell’impegno del fondo sovrano del Qatar a investire un altro miliardo, il piano sarebbe fatto. Per il momento, però, mancano ancora moltissime pedine: la ricapitalizzazione appare oggi più che mai un gioco a incastri quasi impossibile da risolvere.