Siena, 27 febbraio 2014 - SI RIACCENDONO i riflettori sulla decisione dell’assemblea degli azionisti di Banca Mps di rinviare da gennaio a maggio l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Uno slittamento chiesto e ottenuto dalla Fondazione Mps, guidata da Antonella Mansi, che a fine dicembre aveva bisogno di tempo per cedere tutta o parte della propria partecipazione (oggi scesa al 31,5%) in Rocca Salimbeni per «non finire schiacciata» sotto il peso del debito con un pool di banche. E questo nonostante il management guidato dal presidente Alessandro Profumo e dall’ad Fabrizio Viola avesse sottolineato l’urgenza di procedere immediatamente alla ricapitalizzazione sia per sfruttare le condizioni di mercato, sia per evitare di pagare 120 milioni di interessi in più (dovuti proprio allo slittamento) sui 4 miliardi di Monti bond ricevuti dal Governo e sia per evitare di ritrovarsi in un ‘ingorgo’ di aumenti di capitali bancari conseguente all’asset quality review che la Bce ha in programma a primavera.

A RIACCENDERE i riflettori è la decisione del Comitato parti correlate di Rocca Salimbeni, organismo del cda della banca, di chiedere un parere legale esterno in merito alla valutazione sugli eventuali danni del rinvio dell’aumento di capitale deliberato dall’assemblea dei soci lo scorso 28 dicembre. A comunicarlo la stessa banca senese che, nel precisare rispetto ad alcune indiscrezioni che attribuivano la decisione di rivolgersi al professor Alberto Santa Maria della Statale di Milano al presidente Alessandro Profumo, puntualizza come sia stato proprio il Comitato parti correlate, «nella sua autonomia», ad aver «avviato gli approfondimenti richiesti» a suo tempo dalla Consob e di aver «chiesto un parere legale esterno».

ANCHE perché, secondo alcune indiscrezioni né confermate né smentite banca Mps, oltre ai 120 milioni di interessi in più determinati dal ritardo di un trimestre nella restituzione dei Monti bond, l’istituto senese dovrebbe pagare 9 milioni alle banche che avevano dato la propria garanzia all’operazione (garanzia che scadeva a fine gennaio). A ipotizzare la possibilità di impugnare la decisione dell’assemblea degli azionisti era stato, a metà dicembre, quindi prima che l’assemblea si svolgesse, il professor Piergaetano Marchetti. Ora spetterà al legale incaricato dal Comitato parti correlate valutare la fattibilità di impugnare la delibera. Anche se poi sarà, comunque, il board della Rocca ad assumere la decisione se impugnare, davanti ad un giudice oppure no, la posizione dell’assemblea che bocciò l’aumento di capitale immediato con il 69% dei voti (la Fondazione Mps e qualche piccolo azionista).