Siena, 26 marzo 2012 - «COME è nata quest’avventura? Quasi un colpo di fulmine. Ce lo hanno proposto una ventina di giorni fa e l’idea di partecipare a un pezzo di storia italiana, quale quella del Monte dei Paschi di Siena, ci ha dato subito grande emozione. E così ci siamo buttati con grande volontà e la speranza che questa bella storia rimanga toscana. Del resto arrivare qui e vedere da questa finestra piazza del Campo trasmette un’emozione solo da vivere». Occhi brillanti, spirito passionale, ma nervi ben saldi e scelte che l’istinto può suggerire ma solo il carattere e la determinazione possono sposare: è Lucia Aleotti che con il fratello Alberto Giovanni ieri ha firmato, nella sale affrescate di Palazzo Sansedoni, l’acquisto del 4% di azioni di Banca Mps.
 

 

E’ domenica, il giorno della festa: atmosfera ufficiale in Fondazione, quella dei passi che contano e restano nella storia. Ma ‘tira’ aria anche familiare: i due giovani vertici della farmaceutica Menarini sono accompagnati dalla mamma, Massimiliana Landini, a suggellare, più che un contratto, un’unione che ha il sapore del matrimonio, tanto gli obiettivi sono quelli dell’affetto prima che della finanza. «La famiglia Aleotti è il nostro partner ideale: una famiglia legata ai suoi valori e a quelli del territorio e allo stesso tempo una famiglia imprenditoriale. Solo con un partner del genere potevamo pensare di intraprendere un percorso di stretta collaborazione per il bene della Banca». Ecco, ancora, questa volta dalla voce del direttore generale della Fondazione Claudio Pieri, l’idea da cui tutto è nato, la famiglia: sono le piccole storie, quelle più intime, sentite e condivise, quelle che fanno le grandi avventure. E questo territorio ne sa qualcosa. «Ho sempre detto fin dall’inizio — continua il provveditore Pieri — che i partner veri sono quelli che non compaiono sui giornali, solo autoreferenziali: realtà come i fondi di private equity hanno solo scopi finanziari con una data già fissata nella mission. Con queste realtà non potevamo pensare ad un percorso di lungo periodo, quale quello che abbiamo in mente, per noi e la nostra Banca».
 

 

E’ dunque davvero il giorno della ‘festa’ in Fondazione e non solo perché è domenica: il presidente Gabriello Mancini ha finalmente l’aria più serena di quella mostrata dal volto negli ultimi tempi; una soddisfazione, la sua, che, seppur momentanea, lascia intendere quanta fatica e tensione l’abbia preceduta, prima di arrivare alla meta. «Ci eravamo posti l’obiettivo di trovare la soluzione migliore — dice il presidente — e con la famiglia Aleotti possiamo dire di averla trovata. Una promessa mantenuta: colgo l’occasione per smentire le voci che ci davano diretti al mercato per cercare aiuti. Noi i nostri partner ce li scegliamo».
 

 

Si toglie un sassolino dalla scarpa Gabriello Mancini, ma l’occasione glielo consente a pieno merito: «Non posso che essere molto soddisfatto della disponibilità mostrata dalla famiglia Aleotti — continua —: un’unione, questa, che andrà a vantaggio della Banca. Con loro sapremo trovare e condividere le strategie migliori per renderla più forte e con essa il territorio, sempre. Questo non è che il primo passo verso gli obiettivi che ci eravamo prefissati, ma anche segnale che la direzione è quella giusta. Sta sempre a noi ora trovare altri collaboratori per fare insieme una lunga strada, ma quello arrivato è già un messaggio rassicurante, forte, per la città. Colgo ancora l’occasione per ringraziare il direttore generale, tutto il nostro staff e la Deputazione che ha compreso l’importanza di questa scelta. E un grazie anche alle istituzioni locali per esserci così vicine in questo momento».
 

Paola Tomassoni