Placcò e fece cadere il rivale. Palio thriller, fantino a processo

Udienza il 23 novembre per Veleno II

Il placcaggio di Veleno a Tittia

Il placcaggio di Veleno a Tittia

Siena, 17 novembre 2016 - Clamoroso: il Palio finisce in tribunale per il placcaggio di Veleno II, che correva nel Valdimontone, al rivale Tittia che indossava il giubbetto del Nicchio. Era il 2 luglio 2015. Un gesto spettacolare e inatteso che fa subito il giro dei cellulari, infiamma i social e spacca per mesi Siena. Fra difensori degli ‘assassini’ (così vengono definiti i fantini) vecchia maniera, pronti a tutto, e quanti invece sostengono che i tempi sono cambiati.

E che certi episodi nel nuovo millennio non sono più ammessi. Così dopo 10 carriere di squalifica comminate a Massimo Columbu, in arte Veleno II, dalla giustizia paliesca amministrata dal Comune, l’unica che secondo i senesi deve pronunciarsi sulle vicende della Piazza, il 23 novembre prossimo deve difendersi anche in tribunale.

L’accusa è violenza privata. Perché, secondo la procura, il fantino del Valdimontone ha afferrato da dietro il giubbetto indossato da Tittia, tirandolo via dal cavallo violentemente, fino a portarlo sul proprio e facendolo poi cadere sul tufo. Impedendogli così di fare la sua corsa. Tittia era tra l’altro uno dei grandi favoriti per la vittoria con Occolè. Questo l’epilogo di una vicenda che ha avuto anche ricadute amministrative visto che l’assessore-giudice paliesco, poiché ritenuto troppo morbido con le proposte di sanzione per Veleno II che infatti vennero raddoppiate, qualche mese dopo ha dovuto cedere la delega ad un collega di giunta.

Nessuno si era rivolto alla magistratura dopo il fatto. Non esiste per i fantini adire alle vie legali. Sono ‘assassini’. Strategie di disturbo, nerbate e assenza di galanteria fanno parte del loro dna. Era stata la procura ad aprire, pochi giorni dopo il Palio di luglio alla luce del gesto clamoroso, un fascicolo nei confronti di Veleno II per violenza privata (reato per cui si procede d’ufficio). E’ la prima volta, tra l’altro, che si contesta in materia paliesca. Il Comune era intervenuto in modo netto sospendendo in via d’urgenza il fantino del Valdimontone dal Palio dell’Assunta di quell’anno, a neppure 48 ore dalla carriera di luglio.

«Non è la prima volta che si vede un fantino andare a cercare l’avversario. Ma prendermi dietro, quando già i cavalli erano sfilati via.. per me potevamo partire e nerbarci tre giri, però la vigliaccata alle spalle quella no. Non ha niente anche fare con il Palio di Siena», aveva sentenziato Tittia il giorno dopo. Ora è parte offesa nel processo del 23 novembre, assistito dall’avvocato Luigi De Mossi. Veleno II, tempra sarda ma nato a Gubbio, che rientrava in Piazza nel 2015 dopo aver scontato 10 Palii di squalifica per il comportamento tenuto alla mossa nel 2006, è invece difeso da Angela Dell’Osso del foro di Perugia.

La vicenda ha fatto e farà discutere. Continuerà a dividere Siena fra chi sogna i tempi di Cicciolesso (nel 1814 aspettò il barbero dell’Oca per saltarci sopra e fare un giro insieme al collega Piaccina mentre la Piazza urlava per il gesto da circo) e Bucefalo (Tartuca) che nel 1997 ostacolò fuori dalle regole Penna Bianca e Trecciolino della rivale Chiocciola. E chi invece sostiene che nell’era dei social il Palio è un’altra cosa. E la dignità va salvaguardata con tutti i punti del regolamento.