La riscossa di Carburo: 'Ora ci sono anche io'

Continua il viaggio nelle scuderie e nelle case dei fantini

 Giosuè Carboni

Giosuè Carboni

Siena, 12 marzo 2017 - UN TATUAGGIO che racconta l’anno della svolta. Duemilaundici, c’è scritto in numeri romani. «Il momento del debutto in Piazza: è stato bello ma anche brutto. Avevo fatto una provincia ottima, dopo la Carriera mi è crollato tutto. Il tatuaggio serve a ricordare gli errori», ammette Giosuè Carboni, in arte Carburo. Alle sue spalle lo stradone in salita dove prepara i cavalli e si allena, nella scuderia in strada dell’Arbiola che la sua compagna Anna ha chiamato ‘Serendipity’. «Stavamo cercando altrove e, improvvisamente, abbiamo trovato questo paradiso. Siamo in città ma anche in aperta campagna. Così l’ho battezzata per indicare la fortuna di fare scoperte felici per puro caso», spiega Anna offrendoci i dolci fatti in casa dalla madre.

«Errori, poi… se riguardiamo bene anche quel Palio del 2011 - riprende il ragionamento Carboni - non ho sbagliato molto. Starei più attento e concentrato alla mossa, impostando San Martino in modo diverso per finire i tre giri a cavallo. Invece sono caduto e mi hanno subito parcheggiato. Sono dovuto ripartire da zero. E’ stato bruttissimo perché avevo impiegato molto a mettere un giubbetto e ci sono voluti anni prima di indossarne un altro».

E’ servita costanza. Poi hai buttato giù tanti bocconi amari.

«Mi ha fatto crescere e sono diventato più forte. Si vede che doveva andare così».

Credi nel destino?

«Credo in Dio e basta. Non mi vergogno, se ho tempo la domenica vado a messa. Penso che c’è e che mi aiuta».

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