Omicidio nella fornace, la confessione della 16enne: "Così l'ho ammazzato"

Il drammatico racconto della ragazza che ha ucciso il coinquilino a coltellate. "Voleva violentarmi e l'ho colpito"

I carabinieri sul luogo della tragedia (Di Pietro)

I carabinieri sul luogo della tragedia (Di Pietro)

Castelnuovo Scalo (Siena), 6 gennaio 2019 - Alla fine è crollata. Aveva provato a nascondere nel tetto il coltello da cucina con cui ha ucciso quell’uomo che ultimamente la angosciava. Si è tolta subito gli abiti sporchi di sangue, infilandoli in lavatrice e avviandola. Ma è stato solo la reazione di una giovane disperata. protagonista di una vicenda di sangue che lascerà il segno. Così la ragazzina brava e buona, che ora andava alle superiori, in un’ora e mezzo di interrogatorio davanti al pm della procura per i minori che prima aveva voluto fare un sopralluogo nell’appartamento della tragedia, ha ammesso le sue responsabilità. «La famiglia è distrutta dal dolore. Vista la delicatezza della situazione ritengo tuttavia di riservare eventuali difese e considerazioni nelle opportune sedi», lo scarno commento del suo difensore, Riccardo Dainelli.

La scena impressionante. Nell’appartamento schizzi di sangue ovunque quando sono arrivati i volontari della Pubblica assistenza di Taverne. Poi il medico e l’infermiere del 118. Alle pareti, sui divani e nelle sedie. La famiglia senegalese e Abdelrrhaim Nagbi condividevano la zona cucina dell’appartamento. Ognuno aveva le sue stanze, per il resto. Ma quella vicinanza, evidentemente, aveva fatto venire cattivi pensieri al marocchino. La madre della sedicenne era andata a fare la spesa.

Così, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, quando lei stava scaldando il biberon all’ultima arrivata, l’ha aggredita. Trascinandola con la minaccia di un coltello sul letto, aveva mostrato le sue intenzioni. Disperata era sgusciata via, ferendosi anche ad un dito con il coltello. Di corsa in cucina per prenderne uno anche lei. Per difendersi. Quando l’aveva toccata di nuovo non ci ha visto più. Un colpo, poi un altro. Un paio nella parte alta della schiena. Come poteva, ma con la rabbia della paura. Si è difesa. Tanto che il marocchino ha cercato di fuggire verso l’ingresso, dov’è stramazzato al suolo. Era qui all’arrivo dei soccorritori che hanno cercato di rianimarlo. Ancora vivo. Poco dopo la morte. La sedicenne si trovava in casa quando sono giunti i carabinieri, con le sorelline. Prima ha tentato di dire che era entrato qualcuno, mentre lei si stava lavando, che ha aggredito Abramo. Poi che in realtà aveva notato una persona travisata cambiando insomma versione. Alla fine, grazie anche alla sensibilità della madre, ha confessato. L’ha ucciso perché voleva stuprarla. Addosso alla minorenne sarebbero stati trovati lividi ritenuti compatibili con il tentativo di violenza. Ascoltati i vicini, alcuni abitanti della frazione e anche il proprietario della ditta.