Bastiano lancia l'sos: "Il grano rischia di sparire"

L'ex fantino-imprenditore racconta i problemi dell'agricoltura

 Silvano Vigni, detto Bastiano

Silvano Vigni, detto Bastiano

Siena, 30 settembre 2016 - "Lo sciopero del grano? Dai, non scherziamo. Se smettiamo di seminare apriamo le porte al prodotto che viene dall’estero. Allora sì che ci facciamo del male". Non le manda a dire, Silvano Vigni. Ex fantino di Piazza che ha sempre rivendicato con orgoglio di fare l’agricoltore nel suo rifugio di Asciano, a Vescona. Coltiva ettari ed ettari di grano duro, quello con cui viene fatta la pasta di qualità, simbolo dell’Italia nel mondo. "Ma grazie alle speculazioni che ci sono 5 chili di chicchi valgono molto meno di una tazzina di caffè! Sarà vergogna.... E chi produce deve poi acquistare il pane, la pasta stessa, a prezzi che non sono certo ribassati nonostante il minor compenso. Insomma, danneggiati due volte. Anche in qualità di consumatori". Un fiume in piena, Silvano Vigni. "Sì, queste cose mi fanno arrabbiare", ammette.

Però niente sciopero della semina, come qualcuno vorrebbe invece fare.

Ripeto, se smettiamo di produrlo lasciamo campo libero agli altri. Ci diamo la zappa sui piedi. Semmai chi ci governa dovrebbe fare in modo che il grano estero sia soggetto a maggiori controlli perché a noi ne fanno mille. Fermo restando che la qualità è decisamente superiore.

In azienda hai scelto di diminuire la produzione?

Premetto che ho sempre seguito il metodo della rotazione e non della monocoltura per arricchire il terreno. Prima però facevo circa 40 ettari a grano duro, adesso sono passato a 25-27. Ho aumentato le leguminose. Il motivo? Non pensare che rendano di più, è solo che richiedono minori spese. Con il grano c’è bisogno di concime, aratura, trebbiatura, diserbanti. Guarda, quando arrivi in fondo, con i compensi attuali, ci vai a rimettere 200-300 euro per ettaro.

Se il trend non cambia quale è il rischio?

Semplice. Il 30% delle aziende che ha effettuato investimenti a lunga scadenza, ad esempio per comprare macchine agricole, se il grano invece di costare 28-30 euro al quintale si attesta a 15, non potranno più onorare gli impegni. Finché il prezzo oscilla del 15%-20% si può reggere, ma se viene dimezzato come negli ultimi tempi è impossibile. Occorre fissare un minimo ed un massimo, una forbice abbastanza ristretta. Solo così si può continuare.

Ci sono aziende agricole in vendita, anche molto grandi.

Vero, con gravi conseguenze per la manodopera. Resistono meglio quelle a conduzione familiare dove c’è ancora la pensione del nonno e, magari, affianchi l’agrituriasmo alla coltivazione.

Si rischia di stravolgere il paesaggio.

Potremmo tornare allo svuotamento delle campagne. Eppure questi sono luoghi unici. Ho accompagnato domenica delle persone a Mucigliani e Leonina ... sono rimaste affascinate.