Altoparlanti in Piazza: le Contrade chiedono il progetto al Comune

Il caso è finito sul tavolo del Magistrato e presto approderà in consiglio comunale

Il rettore Nicoletta Fabio

Il rettore Nicoletta Fabio

Siena, 31 agosto 2016 - ALTOPARLANTI in Piazza del Campo per il Palio: il caso è finito sul tavolo del Magistrato delle Contrade e presto approderà anche in consiglio comunale. Ma andiamo per ordine. I priori delle 17 Consorelle, a conclusione della riunione svoltasi lunedì sera, hanno chiesto ieri al sindaco Bruno Valentini, ufficialmente, di essere messi a conoscenza del progetto. La decisione di avanzare una richiesta formale, nero su bianco, è giunta a seguito di un’analisi complessiva della vicenda appresa però dai priori solo attraverso i media.

«Confermo di aver chiesto in una lettera informazioni chiare e nette sul progetto – spiega il rettore Nicoletta Fabio – per poter formulare così le nostre valutazioni». Fino a questo momento, infatti, l’amministrazione non aveva coinvolto gli onorandi sulla novità, che riguarda la sicurezza ed è dunque molto delicata. Com’è noto, tutto è iniziato con l’indicazione contenuta nel verbale della commissione di vigilanza. Il Comune si è messo a lavoro, è stato deciso di acquistare degli altoparlanti da applicare sui merli di Palazzo Pubblico. Ed è stato il sindaco stesso ad annunciare, durante il Palio dell’Assunta, che dovevano essere retrattili in maniera da non creare impatto ambientale e di un colore consono al luogo. Ma il vero nodo è il loro impiego (anche per i pubblici spettacoli) e le relative modalità. Ora il Comune dovrà rispondere ufficialmente alle Contrade.

Ma anche all’interrogazione sul tema dei consiglieri Marco Falorni, Andrea Corsi e Massimo Bianchini. Che chiedono lumi in primis sulla lievitazione della spesa per il progetto. Vogliono inoltre sapere «se l’installazione è stata un’iniziativa del Comune oppure proposta o richiesta da un’altra autorità competente (Questura, Prefettura)». I consiglieri domandano se le Contrade sono state informate, chi avrà la responsabilità di attivare l’impianto e, infine, «se non ritiene potenzialmente pericolosa la semplice attivazione che potrebbe di per sè, prima ancora di effettuare le relative comunicazioni, innescare meccanismi di panico collettivo».