Addio al "notaio con il moschetto": la Tartuca piange Gianni Ginanneschi

Fu priore per otto anni e Capitano vittorioso nel 1967 e nel 1972

Il notaio Gianni Ginanneschi si è spento all’età di 95 anni

Il notaio Gianni Ginanneschi si è spento all’età di 95 anni

Siena, 14 novembre 2017 - "Gianni: un capitano vero, uno di noi». Chiudevano i tartuchini le pagine sul loro Capitano, in quel capolavoro che è «Playnoi», Numero Unico che celebrava con originale ironia la vittoria del 1972. Quel capitano, quel notaio garbato e dalle belle intuizioni, ci ha lasciato. Giovanni Ginanneschi era nato l’8 settembre 1922 a Castel del Piano ma Siena, come spesso accade, era da sempre la sua città che aveva capito, interpretato e vissuto. Del resto un notaio è una sorta di crocevia di tanti momenti pubblici e privati di una comunità, lui che si era saputo ben raccontare nella pubblicazione «Il notaio con il moschetto. Appunti sulla vita di Gianni Ginanneschi», edito nel 2010 e scritto da Tommaso Marrocchesi Marzi.

Una lunga carriera dietro quella scrivania con passaggi epocali, pensiamo solo alla Banca Monte dei Paschi, fino a un altro 8 settembre, quello del 1997, quando lasciò la professione per godersi ricordi e famiglia. Un crocevia di esperienze, un uomo che ha scritto pagine di storia senese, quella vera, che non si è tirato mai indietro quando la sua Contrada, la Tartuca, lo ha chiamato a importanti responsabilità. Dapprima priore di Castelvecchio, dal 1959 al 1966, dopo il lungo priorato di Gino Stanghellini e i passaggi significativi di Ottaviano Neri e Giuseppe Mazzini, ecco che con Ginanneschi la Contrada diventa moderna, nel senso migliore del termine, ovvero con la dignità di un passato proiettato alle nuove generazioni anni Sessanta, che con lui trovano spazio. E poi gli anni di Capitano, quelli delle due vittorie che prima interrompono un lungo digiuno e poi segnano il tempo di momenti formidabili della Festa, quando le trame destavano meraviglie e incanti. Due vittorie, l’una diversa dall’altra: la volontà di credere in Canapino e offrigli l’accoppiata con Topolone nel 1967, con la pazza rimonta durata tre giri, e poi nel 1972 con Aceto e Mirabella, il frutto di rapporti ben tenuti con le consorelle, per uno stile da vero signore a cui non si può dire di no. E poi il ritorno in quella carica, dal 1985 al 1986, quando la Festa era già inesorabilmente cambiata e lui se ne accorse in più di una occasione.

La contrada, ma si spera anche la vita di una comunità, dovrebbe essere una grande terrazza aperta sul cielo dove poter vedere brillare le stelle del passato. Sono lì ad indicarci la strada e a rassicurare con la loro presenza. Sono andate da un giorno o da un secolo ma ci arrivano ancora i ricordi attraverso un loro bagliore. Ginanneschi è stato un uomo moderno, perfetto nella copertina di «Carta canta» fra i protagonisti del Sgt Pepper tartuchino e non si può non concludere, nel passaggio eterno dalla vita alla morte, con le sue stesse parole oggi più vere che mai: «E nei giorni che passano si fa più nitido, più stagliato il sentimento, per nulla retorico, per nulla egoistico, per nulla altezzoso, di essere stato un capitano vittorioso e di rimanere nella storia, nella leggenda della tua Contrada della tua città».