di DORY d’ANZEO

Siena, 2 maggio 2014 - Che non fosse l’azione estemporanea di un singolo ladro, per quanto molto organizzato, si era capito fin da subito. Ma adesso spunta anche l’ipotesi del traffico internazionale legato alla camorra dietro ai furti avvenuti lo scorso dicembre nella farmacia interna del policlinico Le Scotte.
 

La notizia è rimbalzata ieri dall’altra parte dell’Oceano. Il Wall Street Journal, infatti, citando tra gli altri anche il direttore dell’Agenzia del farmaco Domenico Di Giorgio, per il quale i furti che si sono verificati in Italia e in altre parti d’Europa in questi ultimi mesi non sono frutto di azioni isolate ma di un preciso disegno delle organizzazioni criminali, camorra e clan dell’Europa dell’est in primis.
 

Era il 6 dicembre scorso quando la farmacia dell’ospedale è stata presa di mira dai ladri, un furto che è sembrato subito «scientifico», perché i ladri non si sono accontentati di prendere qualche medicinale a caso ma hanno rivolto la loro attenzione a quelli molto costosi, in particolare alle medicine per la cura della sclerosi multipla, ai farmaci oncologici e quelli che agiscono sul sistema immunitario. Del caso si era subito occupata la squadra mobile della Questura.
Un colpo che aveva fruttato trecentosessanta mila euro e che aveva fatto subito pensare a qualcosa di organizzato.


Non è escluso, quindi, che anche i furti commessi a Siena rientrassero in questa strategia criminale.
Gli investigatori stanno cercando di definire meglio i contorni della vicenda e le relative organizzazioni coinvolte. Nel frattempo le case farmaceutiche stanno cercando di correre ai ripari ma il furto dei medicinali non è soltanto una questione di danno economico e di mercato nero.
Pare, infatti, che questi farmaci dopo essere stati rubati vengano anche contraffatti, ad esempio diluiti con altre sostanze e principi attivi sicuramente più economici che fanno aumentare il volume destinato alla vendita ma non sono privi di effetti.
 

Le medicine così trattate risultano insufficienti nel migliore dei casi, dannose nelle altre circostanze.
Non sembra sorpreso dell’ipotesi di un traffico internazionale il direttore generale dell’azienda universitaria ospedaliera Pierluigi Tosi che già all’indomani del futo affermò: ««Il pensiero che ci sia gente che ruba questi farmaci per rivenderli a chi non può permetterseli, fa venire i brividi a me che lavoro nella sanità pubblica».
 

Le modalità del furto hanno evidenziato subito che dietro ci fosse una grandissima organizzazione. Come è evidente, alle Scotte ci sono telecamere di sorveglianza e sistemi di sicurezza per proteggere le scorte di medicinali ma i ladri sono riusciti comunque a eluderli, si tratta di gruppi altamente tecnologici, in grado di disattivare i sistemi di protezione. A dicembre i ladri sono andati direttamente ai farmaci più costosi, che evidentemente conoscevano molto bene, nessuno rischierebbe tanto se non ci fosse dietro la prospettiva di un forte guadagno.
 

Dalle indagini risulterebbero rubati fino a cinque camion al mese carichi di farmaci. Furti per i quali i conducenti non avrebbero fornito spiegazioni insufficienti o contraddittorie. Pare che i farmaci trafugati in Italia siano stati rivenduti praticamente in tutta Europa, Germania, Gran Bretagna e Finlandia ad esempio.
L’allarme è lanciato e purtroppo fermare i criminali non sarà impresa facile.