Siena, 2 maggio 2014 - L’ARTE e i capolavori dei pittori che hanno reso grande Siena creano posti di lavoro. Consentono ad alcuni giovani di misurarsi sul campo, magari per la prima volta. Chi è rimasto disoccupato torna invece a sentirsi nuovamente utile. Almeno per sei mesi. Tutto grazie all’idea lanciata dall’Ufficio beni culturali della Arcidiocesi di Siena, colta al balzo dall’Opera del Duomo, battezzata «Chiese aperte». Iniziativa che proprio a partire da oggi, giorno in cui si festeggia il lavoro, fino al 31 ottobre, consentirà a tre giovani e ad altrettanti disoccupati di entrare (o ritornare) in quel mercato asfittico che è ormai, anche nella nostra provincia, quello occupazionale. «Gli edifici di culto sono della Chiesa ma l’Opa — sottolinea il rettore Mario Lorenzoni — è sempre disponibile a collaborare con la città, laddove consentito, in maniera da svolgere, con umiltà ma con grande piacere, la sua parte».

«Chiese aperte», dicevamo. L’ingresso sarà gratuito in tutte, sia che il visitatore intenda puntare su Santo Spirito oppure sul Carmine, in Stalloreggi. O che diriga la barra verso Sant’Agostino. Nel circuito che rappresenta una piccola tessera, tuttavia importante, del rilancio culturale (e occupazionale) urbano, sono inserite anche la Basilica di Provenzano e la chiesa di San Martino. Fruibili grazie alla sorveglianza dei sei nuovi ‘angeli’, nelle ore centrali della giornata fino alle 18. «Non svolgeranno solo un servizio di portierato e di custodia ma forniranno anche informazioni e depliant sull’edificio di culto in modo da orientare i visitatori», sottolinea monsignor Giuseppe Acampa, economo dell’Arcidiocesi. «Volevamo valorizzare alcuni dei nostri scrigni dove sono raccolte opere del Perugino e capolavori del Beccafumi, di Rutilio Manetti e del Sodoma. Sarà fatto grazie all’inserimento di sei persone di Siena e dei Comuni limitrofi: tre giovani in cerca di prima occupazione, tre persone di mezza età che, rimaste senza lavoro, avevano maggiori difficoltà ad inserirsi. Per loro una boccata di ossigeno di sei mesi». E il rettore Lorenzoni già annuncia l’intenzione di rendere «Chiese aperte» un appuntamento fisso dell’offerta culturale cittadina. «Mettiamo insomma a sistema le ricchezze di Siena creando lavoro ma anche occasioni di visita per i turisti», conclude monsignor Acampa. Insomma, un sistema di buongoverno. 

Laura Valdesi