Siena, 17 aprile 2014 - NUMEROSE le truffe in danno di enti pubblici della nostra città, di Poggibonsi, Cecina, Sarzana, Torino, Genova, Ferrara e perfino a Golfo Aranci. Le vittime individuate dalla Guardia di Fianza sono ospedali, Comuni, aziende sanitarie, l’Acquedotto del Fiora e perfino l’Accademia navale. Sono queste le convinzioni degli inquirenti e del pm Aldo Natalini. Un’indagine che parte da lontano e ha portato ad alzare il velo su una truffa che che avrebbe dato un profitto alla società con sede ad Asciano tre milioni di euro. Ma andiamo per ordine. E’ il mese di ottobre del 2010 quando due extracomunitari con doppio passaporto denunciarono i loro datori di lavoro per alcuni mancati pagamenti. I finanzieri accertarono nell’immediatezza che i braccianti venivano gestiti da una struttura e che gestiva i loro introiti e le loro vite, pensando addirittura ad organizzare i viaggi dalla Macedonia, i cui costi erano decurtati dai compensi mensili erogati da varie aziende agricole della zona che ricercavano operai stagionali a buon prezzo. Su mandato della Procura furono effettuate perquisizioni negli appartamenti dormitorio dove i macedoni venivano fatti pernottare. Le condizioni igienico-sanitarie e di vivibilità erano molto basse.

Di più: i braccianti venivano sfruttati e sottopagati visto che percepivano 6-7 euro l’ora a seconda del caporale a cui facevano riferimento. Ai mensili venivano stornate a monte le quote per il viaggio, vitto e alloggio lasciando di fatto nelle tasche dei braccianti 650/700 euro mensili. Da queste prime indagini erano partite le attività tipiche di polizia economico finanziaria che hanno permesso di individuare una serie di società in rapporti reciproci fra loro che utilizzavano sistematicamente fatturazioni fittizie al fine di abbattere il cuneo fiscale ed ottenere indebiti risparmi di imposta.

IL PROMOTORE, secondo la Finanza, era A.C. di San Giovanni d’Asso che, approfittando della sua conoscenza dell’est Europa, procacciava manodopera straniera e fornirla alle aziende compiacenti. E visto che le cose andavano bene era stato ampliato il raggio d’azione creando una società in bonis per contrattare con la pubblica amministrazione e aggiudicarsi gare di appalto nel settore del verde pubblico. I ribassi proposti erano elevati e convenienti. Tuttavia i ribassi erano «drogati» da un sistema creato ad hoc per abbattere fittiziamente i costi sostenuti dall’azienda, anche attraverso false referenze bancarie e false attestazioni di solidità economico-patrimoniale. Così facendo, la «Orange» di Asciano si sarebbe illecitamente aggiudicata in tutta Italia, dal 2007 al 2012, ben 12 fra appalti e affidamenti diretti, incamerando circa 3 milioni e duecentomila euro senza averne diritto, avendo simulato documentalmente la sussistenza delle condizioni legali per contrattare servizi con la pubblica amministrazione.

Le indagini sono state rese possibili dall’incrocio di banche dati e accertamenti bancari e attività di polizia giudiziaria mediante le quali sono stati passati al setaccio oltre 10 computer e supporti informatici che si sono rivelati preziosi. In particolare uno dei membri del sodalizio era un abile hacker informatico che falsificava la documentazione da esibire agli enti pubblici nonché alle banche. Alla fine sono state 14 le persone denunciate. Il pm aveva chiesto per quattro gli arresti domiciliari e un sequestro pari a 2 milioni. Il gup ha concesso solo l’obbligo di dimora e un sequestro pari a 600mila euro. A loro viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta nei pubblici incanti o in licitazioni private nei confronti di enti pubblici. Reato commesso attraverso l’impiego strumentale della società Orange alla quale è stata inflitta una misura interdittiva e per questo non potrà più esercitare alcuna attività in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Complessivamente sono state concluse sei verifiche fiscali, contesti 10 milioni di fatture per operazioni inesistenti. Fra l’altro la Finanza ha denunciato 4 funzionari pubblici di alcuni Comuni per anomalie nelle procedure di gara connesse alla Orange.