Siena, 26 marzo 2014 - MENTRE lunedì prossimo (alle 17.30 all’Università per Stranieri) sarà presentato, in occasione di un incontro pubblico, il progetto di riqualificazione dell’area del Rastrello realizzato dalla società Sienainsieme, si ritorna a parlare del vecchio progetto di costruzione della Cittadella dello Sport a Isola d’Arbia.

Un tema riemerso dai cassetti dopo che lo studio incaricato di redigere il progetto, nelle settimane scorse, ha inviato all’amministrazione comunale un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento dell’ultima tranche della notula degli architetti Ionni e Pavarani. Quattrocentocinquantamila euro da versare a saldo dei due milioni stabiliti al momento del conferimento dell’incarico da parte della giunta comunale guidata dall’ex sindaco Maurizio Cenni. Un’idea grandiosa, all’inizio: «Tre strutture sportive di eccellenza, il nuovo stadio per il calcio, il palazzetto di basket e la piscina pubblica, nonché altri impianti sportivi scoperti di corredo per circa 20mila metri quadrati» per quella che sarebbe dovuta diventare una tra «le aree strategiche di particolare interesse per lo sviluppo socio economico del territorio». Il progetto preliminare era stato approvato nel 2005; nel 2006 la progettazione era stata affidata a una rete di professionisti guidata, appunto, dallo studio Iotti e Pavarani che aveva trasmesso, nel 2009, il progetto definitivo. Un progetto faraonico che poi, però, la stessa giunta Cenni nell’ultima delibera approvata nel 2011 prima di passare la mano riconosceva «impossibile da realizzare». Affidando, però, all’amministrazione successiva, ovvero quella guidata da Franco Ceccuzzi, l’onere di «recuperare le spese sostenute per la progettazione dell’intervento» del nuovo stadio in località Borgovecchio.

Un’eredità pesante. Lasciata, comunque, scritta. Nero su bianco. Una ‘patata bollente’ scaricata sui successori e che ora è riemersa, appunto, con il decreto ingiuntivo recapitato nelle settimane scorse agli attuali inquilini di Palazzo Pubblico. Già perché anche i successori di Cenni, la giunta Ceccuzzi e la gestione commissariale, di fatto non hanno provveduto a saldare il debito. Eppure si erano impegnati a farlo. Già, perché a scartabellare le carte, ecco che spunta una delibera, presentata (il 20 novembre 2011) dall’allora assessore Mauro Marzucchi, in cui si dava «atto che alla liquidazione della spesa provvederà la Direzione risorse finanziarie con proprio provvedimento». Ma qualcosa non è andato nel verso giusto. Così quelle spese ricevute in eredità non sono state mai saldate. E forse la concitazione dei mesi successivi - che hanno portato alle dimissioni anticipate del sindaco nella primavera del 2012 - ha fatto finire sotto una pila di altre carte quell’impegno. Riemerso ora, all’improvviso, e caduto come un meteorite sul tavolo della giunta Valentini, già fortemente messa alla prova dalla necessità di far quadre i conti. Che si sa, prima o poi, qualcuno mette sempre in fila. Nel bene ma, soprattutto, nel male.

R.S.