Siena, 12 febbraio 2014 - «Un mondo di tradizione e sapori, storia ed innovazione. Attraverso questa finestra speriamo di portarvi una piccola parte di Toscana: un ricordo dolce del tempo piacevole speso qui o un motivo in più per venire a scoprire la nostra città ed i suoi sapori in persona». Sempre in giacca e cravatta, il volto serio ma bonario, quello del professionista anche fra michette e fili, ciaccini e cenci. All’apparenza burbero, ma dopo il primo impatto il cuore si scioglie: è l’amico di tanti.


Nella descrizione dell’attività dei Panifici Sclavi c’è tutta l’anima di Antonio Sclavi: l’imprenditore che, ereditato dal babbo il primo forno di via Montanini — nato 50 anni fa —, ne fece una grande azienda, con altri 10 negozi in città e dintorni e una cinquantina di dipendenti.


Quella dolcezza di fondo, al di là della scorza ruvida, si diceva. Antonio Sclavi è scomparso ieri dopo aver lottato con la malattia che da tempo lo aveva colpito. Ma il sorriso non è mai venuto meno. Prima di tutto alla sua ‘famiglia’, quella originaria e quella nuova e più grande delle sue attività: perché Antonio da buon padre di famiglia faceva visita ogni mattina a molti dei suoi negozi. Quando si dice ‘una gestione familiare’ del luogo di lavoro: qui nell’eccezione di quegli spazi al di là della propria casa dove comunque era fra i suoi ‘cari’.


Un uomo di famiglia, anche, quando il nucleo originario coincide con la sua città: perché Antonio era un senese doc, nato sulle lastre — da babbo amiatino e mamma senese —, in Vallerozzi, della contrada della Lupa di cui è stato capitano per quattro anni, dal 2002 al 2005. Sempre presente nelle fila di contrada, agli eventi, alle cene: e, come dice qualcuno, al grande impegno è mancata solo quell’attesissima vittoria.


Il ‘dottore’, come con rispetto lo chiamavano in ambito lavorativo, ha avuto un grande amore, prima di quello per gli affari di famiglia: lo studio. Laureato in economia e commercio molto giovane, dapprima si dette all’insegnamento: professore di ragioneria e tecnica al Bandini di Siena e al Roncalli di Poggibonsi; docente universitario poi, di economia e banca all’Università di Siena. Quindi la svolta: alla morte del babbo intraprese l’attività di famiglia, sempre con l’obiettivo di sviluppare l’originario piccolo forno e dare lavoro, occupazione alla sua città.
«Generoso e molto dolce. Una disponibilità sempre dimostrata, negli atti, con l’impegno verso gli altri e verso Siena. E poteva dare ancora molto», dice Anna Carli. Ha la voce commossa ma non si sottrae dal ricordo dell’«amico più caro».
Impegno per gli altri e per la città: questo è l’altro filone della vita di Antonio Sclavi, che mai ha rinunciato a ‘fare’. Chi non lo ricorda nelle vesti di presidente Unicef? Sempre presente e solidale. Un impegno nazionale che non lo ha portato comunque mai lontano o troppo a lungo lontano dalla sua città: Sclavi ha unito il lavoro privato all’impegno per la beneficenza. E poi i tanti incarichi cittadini e di categoria: da quello di consigliere in Banca Mps (1997) al collegio sindaci revisori di Banca Toscana; poi le presidenza di Mps Tenimenti, della Camera di Commercio di Siena (1984-1999), Confcommercio Siena (2000-2004) e Fises (2003-2006), passando per l’Associazione panificatori. Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana nel 1990, grand’ufficiale nel 1994 e cavaliere di Gran Croce nel 2005. Infine l’iniziativa più recente, il festival del cinema ‘Campo e Controcampo’: l’ennesima sfida per rilanciare il nome di Siena al di là dei suoi confini.
L’ultimo saluto ad Antonio Sclavi sarà oggi nella cappella della Lupa in Vallerozzi alle 15.
Paola Tomassoni