Siena, 29 gennaio 2014 - Colpo di scena alla ripresa del processo immediato per ostacolo all'autoritá di vigilanza agli ex vertici di banca Mps. Al momento in cui l'ex presidente Giuseppe Mussari viene chiamato a rispondere la Procura rinuncia all'interrogatorio riservandosi di ascoltarlo in sede di controesame. E' quindi l'avvocato Fabio Pisillo, difensore dello stesso Mussari insieme al collega Tullio Padovani, a iniziare l'interrogatorio davanti al collegio presieduto dal dottor Leonardo Grassi.

Mussari si è visibilmente commosso, quando davanti al giudice del tribunale di Siena ha ricordato i suoi rapporti con David Rossi, ex responsabile dell'area comunicazione suicidatosi la sera del 6 marzo 2013. Davanti ai giudici del tribunale di Siena, Mussari ha ricordato che solo a tre persone, sin dal suo ingresso in banca, dava del tu, e uno di questi era proprio Rossi. 

L'esame di Mussari sta proseguendo da circa un'ora. "Mi voglio scusare con questo tribunale per non essere mai venuto alle udienze precedenti", ha detto Mussari rivolto alla corte. "Ho fatto una scelta che riguarda la mia vita personale, mi sono ritirato da
ogni eccesso mediatico - ha aggiunto Mussari - seguo il processo tramite i miei avvocati e Radio Radicale".

L'ex presidente di Banca Mps ha poi risposto al presidente del collegio del Tribunale di Siena che gli ha chiesto cosa fosse successo con la ristrutturazione del derivato Alexandria, ha ricordato che fu comprato nel 2005: "Io non ero presidente. Aspetto il giudizio di questo Tribunale. Abbiamo saputo. Quello che è sucesso dovrà stabilirlo questo Tribunale. Ma io maramaldo mai!"

Secondo Mussari, il ruolo fondamentale, "quello operativo" all'interno di Mps era quello svolto dall'ex dg Vigni. A proposito dei rapporti con gli altri dirigenti della banca, ha sottolineato come in caso di dubbi "chiamavo direttamente gli interessati. Anche da presidente dell'Abi - ha detto Mussari - mi è capitato di
chiamare Baldassarri per avere notizie e consigli sull'andamento dei Titoli e dei mercati".

L'udienza era iniziata con l'interrogatorio dell'ex direttore generale Antonio Vigni.

Nella sua deposizione Vigni ha insistito sul fatto che il titolo Alexandria "non aveva perdite" ma dopo la vicenda Lehman Brothers del 2008, nella primavera Banca Monte dei Paschi valutò che potevano esserci "rischi remoti".

Vigni, rispondendo alle domande di Nastasi, ha spiegato che quei rischi potevano diventare "paurosi" se la crisi americana avesse portato ad un default. "Ciò non avrebbe portato solo un danno economico al Monte dei Paschi ma soprattutto un danno reputazionale, perché era _ha detto Vigni_ un periodo di caccia alle streghe, quasi con cani da tartufo, a cercare le banche che avessero titoli tossici e derivati".

Tutto questo, secondo l'ex direttore generale portò all'idea della ristrutturazione, che venne prospettata a lui dall'area finanza e dall'area rischio. Presentandosi ai giudici, Vigni, quando il giudice gli ha chiesto che mestiere facesse oggi, ha risposto: "Il coltivatore diretto".

Riguardo al contratto stipulato con Nomura (che venne ritrovato nella cassaforte del suo ex ufficio dall'amministratore delegato Fabrizio Viola il 10 ottobre 2012, dieci mesi dopo che Vigni aveva lasciato il suo incarico in banca) Vigni ha detto che all'interno della banca Mps tutte le strutture erano a conoscenza dell'operazione Nomura e "il famoso mandate è protocollato: io non ho occultato nulla. E'  fuori dal buonsenso ritenere il contrario". 

"Io non ho occultato quel documento nella cassaforte, l'ho dimenticato _ ha aggiunto Vigni riferendosi ancora al mandate e sottolineando come in diversi anni "la Guardia di Finanza ha aperto quella
cassaforte varie volte: faceva parte dell'arredamento del mio ufficio". Alle contestazioni del pm, l'ex dg ha spiegato di aver messo lui dentro la cassaforte il mandate perche' Baldassarri gli aveva detto che
era un documento sensibile". 

In precedenza Vigni, a proposito della ristrutturazione di Alexandria, ha ribadito che Baldassarri, ex capoarea Finanza, "era un tecnico che parlava con le altre banche e fu lui che mi spiegò la parte
tecnica, aveva competenza.
Io dovevo seguire la banca, lui si occupava di questioni tecniche". Vigni, a proposito della conference call che il presidente Giuseppe Mussari tenne con i vertici di Nomura, ha
quindi ribadito che a Mussari era stato preparato un canovaccio con le risposte in inglese e che in precedenza a Mussari lui e Baldassarri avevano spiegato l'operazione. Quando il pm ha chiesto a Vigni
se Mussari avevano competenze finanziarie, l'ex dg ha risposto: "Seguiva attentamente l'andamento dei mercati".