Siena, 28 novembre 2013 - E' tutta una questione di tempo. Per i vertici di banca Mps ne resta poco. Impossibile indugiare ulteriormente. Per questo il board, martedì, ha deliberato l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro e ha convocato, per il prossimo 27 dicembre, l’assemblea straordinaria dei soci, con l’obiettivo di lanciare l’operazione di ricapitalizzazione a gennaio. Oggi, intanto, si riunisce il cda per approvare il piano industriale 2013-2017. Dall’altra parte la Fondazione Mps (ancora primo azionista di Rocca Salimbeni con il 33,4%), guidata da Antonella Mansi, che «resta determinata a lavorare per la messa in sicurezza dell’Ente» e «la salvaguardia del proprio patrimonio».

Nel mezzo sta la Commissione Ue che, ieri, ha dato il via libera al piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi. Subordinandolo al rispetto di precisi vincoli. A cominciare dalla riduzione del 25% dello stato patrimoniale nel bilancio, da ottenere calando il credito al consumo, il leasing, i prestiti, l’esposizione ai titoli di Stato, le attività di trading e l’attività internazionale, con in particolare la cessione di Mps Belgio e la chiusura della sede di New York. Ma, soprattutto, con l’attuazione dell’altro «elemento essenziale»: la raccolta sul mercato di «almeno» 2,5 miliardi che consentirà a Mps di rimborsare gran parte dell’aiuto pubblico. Riducendo così gli elementi «distorisivi della concorrenza» creati dalla concessione dei 4,07 miliardi di Monti bond. Per il vicepresidente della Commissione Joaquin Almunia, «la nostra decisione dovrebbe assicurare che il capitale pubblico sia ripagato a beneficio dei contribuenti italiani». E nel ricordare l’essenzialità del rimborso, il portavoce di Almunia puntualizza che la ricapitalizzazione di Mps «è da fare entro la fine del 2014».

È  su questo che a Siena si sta giocando tutta la partita tra Rocca Salimbeni e il suo principale azionista, la Fondazione. Con la banca, guidata da Profumo e Viola, come detto, determinata a giocare d’anticipo sfruttando la prima finestra di gennaio per procedere all’aumento di capitale. Mentre la Fondazione, nel salutare «con favore il via libera» di Bruxelles, pone l’accento sulla conferma «per bocca del Commissario Almunia» dell’«arco di tempo assegnato per la realizzazione del previsto aumento di capitale»: ovvero entro il 2014. Insomma, nessun obbligo di fretta. Così nel ribadire «l’impegno a continuare ad accompagnare la banca, ove possibile, nel suo percorso di rilancio, con responsabilità e nella chiarezza degli obiettivi», la Fondazione vuole imporre i propri tempi e non farseli imporre dalla Banca. E per questo è pronta a far valere il «proprio ruolo di azionista storico». Il braccio di ferro, insomma, continua.