Siena, 20 aprile 2013 - NUOVI guai giudiziari per gli ex vertici di Rocca Salimbeni. Il pm di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ha chiesto, infatti, il rinvio a giudizio per l’ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, e dell’ex direttore generale Antonio Vigni per il reato di usura. Al centro della vicenda, la denuncia di un cittadino di Agropoli (Salerno) che, in seguito alla richiesta di un prestito, nei mesi scorsi aveva denunciato il Monte dei Paschi per tassi d’interesse che sarebbero stati di gran lunga al di sopra di quelli previsti dalla legge.


INTANTO la Bundesbank, dopo il decreto di sequestro preventivo d’urgenza disposto dai pm senesi che coordinano l’inchiesta sulla passata gestione di Rocca Salimbeni (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Nigro), non può dare seguito alla richiesta di congelare gli asset di Nomura, come richiesto dai magistrati che tsanno procedendo relativamente alla ristrutturazione del veicolo Alexandria. «La Bundesbank dice che non può agire con gli strumenti indicati dalla magistratura italiana», spiega una fonte investigativa. Un’altra fonte vicina all’inchiesta spiega che «non c’è stata ancora una presa di posizione da parte della Bundesbank né un rifiuto a collaborare».

Piuttosto, chiarisce questa fonte «l’ordinamento tedesco non permette alla Bundesbank di dare esecuzione al sequestro senza un’autorizzazione di un tribunale tedesco». Per poter agire in questo senso c’è «l’esigenza di avere una rogatoria giudiziaria perché la magistratura tedesca possa attivarsi». Si prospetta perciò l’esigenza di avere una rogatoria giudiziaria perché la magistratura tedesca possa attivarsi. La Procura nel decreto di sequestro preventivo aveva chiesto alla Banca d’Italia di ricorrere al sistema di pagamenti interbancario europeo Target2 (gestito da via Nazionale assieme a Bundesbank e Banque de France) per congelare gli asset Nomura. Una strada che, secondo alcuni osservatori, serviva ad evitare il ricorso alla rogatoria, giudicato più lungo. Nel decreto di richiesta di sequestro i magistrati evidenziavano, infatti, la necessità dell’urgenza visto che l’operazione siglata con Nomura continuava a far salire l’onere a danno di Mps e a favore della banca giapponese a causa dell’andamento dei mercati e dello spread. Una «voragine di denaro» secondo i magistrati che cresce giorno dopo giorno sempre di più, arrivata appunto a quota 1,8 miliardi.