Siena, 16 marzo 2013 - IL CASO è risolto. Non hanno dubbi il pm Nicola Marini e i carabinieri del reparto investigativo: ad uccidere Lucelly Molina Camargo, 32 anni, madre di una bambina di 10 anni è stato William Renan Vilanova Correa, studente brasiliano di 19 anni. Le impronte trovate nel monolocale di Vallerozzi dove la giovane colombiana si prostituiva insieme ad un amica portano a questo ragazzo. Un giovane iscritto ad un istituto tecnico di Poggibonsi e che viene descritto come mite e taciturno. Un ragazzo proveniente da una famiglia umile e arrivato in Italia quando non aveva neppure 3 anni. Ma come è possibile che si sia macchiato di un delitto così efferato? Perché è scattata in lui la furia omicida fino al punto di fracassare la testa di Lucelly contro gli spigoli del piccolo appartamento?

Lo ha fatto per rapina, visto che i soldi (verosimilmente quasi 5mila euro) non sono stati trovati, oppure dietro c’è qualcosa non ancora emerso? Domande che si sono fatti anche il pm e gli stessi carabinieri, tanto che lo stesso magistrato ieri mattina ha affermato che il lavoro degli uomini dell’Arma non è ancora concluso. E’ certo, comunque, che ad incastrare il diciannovenne sono state le impronte papillari rinvenute sulla valigia della vittima e sulla forchetta usata per aprirla. Il Ris, infatti, ha dovuto confrontare le impronte rinvenute in casa con quelle prese a ben diciotto persone che a vario titolo avevano frequentato il monolocale negli ultimi tre giorni. Persone rintracciate attraverso i telefonini della trentaduenne, ma la svolta al lavoro dei carabinieri l’ha dato Daniela, l’amica di Lucelly, partita il giorno prima del delitto e rientrata a posta nei giorni scorsi a Siena per rispondere alle domande degli investigatori. Ed è lei ad aver consciuto William. Qualche telefonata, piccoli regalini, ma nessun rapporto sessuale né con lei, né con la sua amica morta ammazzata. E allora perché quel sabato il diciannovenne torna in Vallerozzi? Sapeva che Daniela era partita per Ibiza e quindi cosa cercava? Il ragazzo interrogato una prima volta quando ancora in mano dei carabinieri non c’erano i risultati del Ris lascia la casa in Camollia che divideva con altri coetanei e torna da sua madre che abita a Ruffolo. Si taglia perfino i capelli. Perché? Solo lui può rispondere, ma non lo fa. Piange e continua a negare il suo coinvolgimento nel delitto. Lunedì comparirà davanti al giudice per l’udienza di garanzia.

«CON IL FERMO di questo ragazzo — ha detto il pm Nicola Marini — abbia dato una risposta pronta e concreta. Era un delitto difficile da risolvere perché tra vittima e carnefice non c’era alcuna relazione. Siena in questo ultimo periodo si è surriscaldata. Abbiamo reati di alta finanza e delitti efferati come questo. Fatti che prima erano meno che episodici. La città deve sapere che noi ce la mettiamo tutta. I carabinieri e la Procura hanno fatto un lavoro di squadra e i risultati non sono mancati».

L’attività investigativa in questo omicidio è stata scandita anche dall’umana pietà. Infatti più i carabinieri scavano nella vita di Lucelly e più emergevano elementi che raccontavano di una giovane donna colombiana provata dalla quotidianità e segnata da grandi dolori. Alle spalle una famiglia umile e povera (per riportare la salma in patria alcune associazioni senesi hanno fatto una colletta) e una figlia a cui provvedeva facendo il mestiere più antico del mondo. La piccina non lo sapeva e non vedrà mai le cose che la sua mamma le aveva comprato in un negozio del centro qualche ora prima di essere uccisa.