di CECILIA MARZOTTI

Siena, 5 marzo 2013 - «Locale sottoposto a sequestro su ordine dell’autorità giudiziaria». Il provvedimento scritto su un foglio bianco e apposto sulla piccola porta al civico 70 di Vallerozzi con la luce del sole spicca e contrasta con il grigio del vecchio palazzo dove sabato pomeriggio è stata uccisa Lucelly Molina Camargo, in arte conosciuta come Lorena. Sì, perché questa giovane madre di famiglia originaria della Colombia — dove era nata 32 anni fa — e con passaporto spagnolo aveva scelto il mestiere più antico del mondo: il meretricio.

E proprio la prostituzione, una volta approdata nella nostra provincia, l’aveva portata prima a Chianciano, poi per un breve periodo a Colle e un mese fa prima di trasferirsi in quel monolocale ricavato da una cantina a piano strada in Vallerozzi aveva abitato alla Colonna di Monteriggioni. La sua storia di prostituta è uguale a quella di tante altre sue connazionali.

Un mondo sommerso e in forte espansione anche nella nostra città, in cui ora stanno indagando i carabinieri del reparto investigativo. Sono loro ad essere chiamati dal pubblico ministero Nicola Marini a ricostruire non solo le ultime ore di vita di Lorena, ma anche le settimane precedenti. Con il trascorrere delle ore e un nuovo sopralluogo eseguito ieri mattina dai carabinieri del Sis nella casa dell’orrore emergono elementi importanti.

Lucelly Molina Camargo abitava nel monolocale da alcuni giorni insieme ad un’amica (Alexandra) ed era stata quest’ultima a fare il «contratto» di locazione. L’affitto stipulato i primi giorni di febbraio era per un mese. Infatti l’amica parte per la Spagna la mattina di sabato, mentre Lorena aveva il volo per Ibiza, dove abita sua sorella, la domenica pomeriggio. Non l’ha mai preso perché qualcuno l’ha uccisa tra le 13,30 e le 19 del 2 marzo.

I carabinieri hanno appurato che effettivamente Alexandra se n’era andata lasciando viva Lucelly. Quest’ultima la mattina di sabato — e sono sempre gli uomini dell’Arma ad averlo accertato — fa alcuni acquisti in negozi del centro (biancheria intima e non solo come dimostrano gli scontrini ritrovati sul luogo del delitto) e poi rientra a casa. Ecco da questo momento la ricostruzione diventa più complicata. E’ sola? Oppure con lei c’è già il suo omicida? Certo è che la porta non è stata forzata e colui — o colei — che ha ucciso la trentaduenne massacrandole la testa contro le pareti del bagno e lo spigolo di un’altra stanza scappa tirandosi dietro il portoncino.

In casa i carabinieri non hanno trovato né soldi, né documenti. E visto il via-vai di uomini da quella casa, Lorena di denaro doveva averne parecchio. Anche il secondo sopralluogo fatto ieri mattina non ha portato al ritrovamento del passaporto, né del portafogli della vittima. Una messa in scena, oppure effettivamente è stato un’aggressione a scopo di rapina? Lorena si è difesa con tutte le sue forze. Sui polsi e sul petto ha ferite tipiche di chi cerca in tutti i modi di parare i colpi che le vengono inferti.

Sotto le unghie lunghe delle mani della vittima potrebbe esserci il Dna dell’assassino, così come potrebbe eserci in quelle macchie di sangue trovate nel tinello-soggiorno e non compatibili a dove poi è stato trovato il corpo della vittima. E mentre i carabinieri attendono l’arrivo dalla Spagna della sorella di Lucelly, il magistrato nelle giornata di oggi dovrebbe affidare l’incarico alla nostra medicina legale per l’autopsia.