Siena, 27 febbraio 2013 - L’ex direttore generale di Rocca Salimbeni, Antonio Vigni, tornerà ancora una volta, la terza in 20 giorni, davanti ai magistrati titolari dell’inchiesta sulla banca. L’appuntamento è fissato per venerdì.
Lo stesso giorno, in un altro piano del palazzo di giustizia è in programma l’udienza del riesame sulla richiesta di dissequestro presentata dall’avvocato Filippo Dinacci, difensore di Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell’area finanza di del Monte dei Paschi.

Dinacci ha chiesto il dissequestro di circa 20 milioni di titoli, riconducibili a Baldassarri, e di vari documenti bloccati su ordine dei magistrati il 6 febbraio quando gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza, guidati dal generale, Giuseppe Bottillo, sequestrarono circa 40 milioni di euro, metà dei quali a tre broker di una società milanese.

Il riesame si occuperà anche del dissequestro dei documenti chiesto dal vice di Baldassarri, Alessandro Toccafondi.

A Vigni assistito dagli avvocati Franco Coppi, Roberto Borgongo ed Enrico De Martino, già interrogato complessivamente per 16 ore il 6 e il 9 febbraio scorso, i pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso chiederanno conferme sui nuovi riscontri dopo gli ultimi interrogatori, sia degli indagati sia di persone informate.

Nel registro degli indagati, secondo quanto si è appreso da fonti vicine all’inchiesta sono stati iscritte nel registro degli indagati 14 persone, ma l’inchiesta va avanti e il numero potrebbe salire ancora. Del resto sono già due i filoni: il primo sul Fresh da un miliardo di euro, che per l’accusa non fu un aumento di capitale di Mps ma un prestito ‘camuffato’, e sui derivati; il secondo sulla banda del 5% di cui Baldassarri sarebbe stato il capofila.

L’ex responsabile dell’area finanza, tra l’altro, per ora è l’unico indagato in carcere: il 14 febbraio, dopo aver chiesto lo smobilizzo di un milione di euro da un conto a sua disposizione, venne fermato a Milano mentre per i magistrati stava cercando di fuggire all’estero. Peraltro avrebbe anche tentato di inquinare le prove.

Non si ferma neppure la ‘collaborazione’ dei pm senesi e i colleghi fiorentini (Luca Turco e Giuseppina Mione) sui rapporti tra gli ex vertici della banca e la politica. Dopo gli interrogatori del senatore Pietro Paolo Amato (ex Pdl), dell’ex consigliere regionale Angelo Pollina (ex Pdl), del presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci (Pd) e del segretario regionale del Pd toscano Andrea Manciulli, venerdì scorso a Roma è stata sentita una quinta persona, anche questa, come le altre quattro, ascoltata come persona informata sui fatti.

I magistrati vogliono fare nuove verifiche sul presunto accordo che sarebbe stato sottoscritto tra Pd e Pdl su Siena e sulla banca. Un ‘patto’ scritto in un documento, in mano ai pm fiorentini che indagano sulla sua autenticità. In calce ci sono i nomi di Franco Ceccuzzi, allora ex parlamentare Pd, e Denis Verdini, all’epoca coordinatore nazionale di Fi.

Niente di deciso sulla trasferta dei pm senesi a Madrid per sentire Emilio Botin, presidente di Banco Santander, da cui l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari acquistò Antonveneta per 9,3 miliardi. L’interrogatorio di Botin, persona sicuramente informata dei fatti, per i magistrati non è una priorità.