di Laura Valdesi

Siena, 13 febbraio 2013 — «Se non ci fossero più grandi risorse? Vorrà dire che si correrà per un prosciutto... Via, almeno per un vitello, così andiamo avanti  un mese», dice ridendo Silvano Mulas, in arte Voglia. Una battuta per sdrammatizzare la situazione delicata per l’ippica e, a causa della crisi, anche per il Palio. «Non ci crederai ma ho comprato sei galline, mi fanno le uova e io intanto le regalo. Sono ottimista ma il quadro generale  è brutto», prosegue. Dice sì al taglio dei compensi ai fantini, Mulas, «però che sia minore rispetto a quanto ipotizza Migheli (si riferisce all’intervista pubblicata sulla Nazione on line, ndr) perchè io, almeno,  ho già vinto». Colpi di fioretto, la stagione inizia bene.
Fra qualche settimana torni a Siena, alla scuderia Fioravanti. Quest’ultimo dice che nel 2013 hai le carte in regola per diventare il numero 2 o 3 della Piazza ma devi rivedere qualcosina: ossia, fuori tutta la grinta. 
«Ha ragione. Prima dell’Assunta sapevo che dovevo fare un altro Palio, così ho cercato un cavallo che  permettesse di dimostrare che sapevo destreggiarmi bene anche dalla mossa a San Martino. Ci sono riuscito, poi siamo caduti tutti. Ed è andata bene che non ci siamo fatti male».
Insomma, vuoi uscire da Piazza a testa alta.
«Come minimo!  In modo che nessuno abbia da ridire sulla mia monta. Certo... se mi riuscisse poi  vincere sarebbe il massimo. Ma corriamo in dieci e primo al bandierino arriva uno solo».
A Mulas è sempre piaciuto essere il numero uno.
«Per ora è difficile, c’è già chi è piazzato molto bene. Spero di diventarlo in futuro, non lo nego. So che è difficile... però non mollo».
Si parla tanto di Mulas ‘fidanzato’ con la Torre, poi con la Pantera.
«Tra me e la Torre e anche con la Pantera c’è un buon rapporto. Ma non sono... di nessuno! A volte mi sento come la ‘sora Camilla: tutti la vogliono e nessuno lo piglia’.  A parte le battute, al di là dei rapporti voglio far vedere che Silvano non è solo un fantino da ippodromo, calcolatore, ma può essere una buona monta in Piazza».
Se rimasto alcuni mesi ad Asti: a cosa ti serve, oltre che a stare con moglie e figlio?
«Rifletto sulle cose, ho necessità di trascorrere periodi più solitari, lontano dai soliti giri. Sia chiaro, non perché voglio sfuggire alle critiche, le ho sempre ascoltate e da esse ho tratto insegnamento».
Torniamo alla Torre: il suo capitano?
«Come persona  è disponibile, uno che ci parli volentieri. Si vedrà poi se c’è l’opportunità di confrontarsi anche a livello lavorativo».
E capitan Lenzi?
«Una splendida persona sia sul lavoro che fuori, come tutto lo staff panterino».
Ancora non si sa neppure quando scade il termine per iscrivere i cavalli all’Albo: come vive la situazione un fantino?
«Non conoscere ancora gli appuntamenti a cui dovrai partecipare dispiace, spero comunque che le corse ci siano perchè i cavalli vanno visti».
Dei premi t’importa?
«Io non li prendo mai, mi dispiace nel caso  per i proprietari. E’ dura oggi tenere un cavallo».
Stante la crisi dell’ippica qualche tuo collega degli ippodromi tenterà la carta Siena?
«Possibile ma non guardino il mio esempio: sono stato fortunato ma cambiare pelle non è una cosa semplice. Se vuoi restarci davvero, nel Palio, non bastano sei mesi di sacrifici, serve farli per anni».