di Laura Valdesi
Siena, 10 febbraio 2013 – “Non mi venite a dire del taglio dei compensi ai fantini perché ho sempre sostenuto, anche prima della crisi, che in caso di vittoria sono disposto a sacrificarmi. Un modo di concepire il Palio in cui credo, sin dall’inizio della carriera. Se c’è da alzare il nerbo non bisogna guardare il pelo nell’uovo perché il successo rappresenta un investimento per il futuro”. Impossibile dare torto ad Alessio Migheli, in arte Girolamo. Predica da tempo questo concetto che ora (gioco-forza) riscuote il consenso di altri colleghi.
Massimo Milani, allenatore di primo piano, sostiene che stante la crisi le dirigenze devono giocare un po’ di più d’astuzia.
“Il Palio è fatto di furbizia, condito da vari argomenti di convincimento. L’astuzia è da sempre una sua componente”.
Se mancano i premi per le corse ci sarà minore agonismo?
“Non credo proprio. Quando sei al canape vuoi sempre partire davanti e arrivare primo, con i premi o senza. Certo, sarà penalizzante per i proprietari, un minimo di riconoscenza sarebbe giusta. Ma in tempi come questi, se c’è da stringere i denti va fatto”.
A proposito di proprietari: uno dei tuoi, Massimo Marchetti, è fra i personaggi del Palio. Come lo gestisci?
“Con lui ho sempre avuto un bellissimo rapporto, sin da quando babbo aveva i cavalli a Pian delle Fornaci. Si parla di tanti anni fa. Ha portato soggetti discreti… quanto al carattere (ride, ndr) va saputo prendere: ottima persona, generosa, ne capisce di cavalli, dove possono arrivare”.
Un difetto ce l’avrà…
“Il ‘principe’ (questo il soprannome, ndr) è il ‘principe’: a volte è un tantino troppo presente… telefonicamente intendo”.
Accennavi a Pian delle Fornaci: Bighino, ieri sulla Nazione on line, proponeva di fare gruppo, pagando anche una persona, per tenere aperte le la pista.
“Non so se sia possibile, certo è che una pista per allenare i cavalli qui a Siena serve. Per ora non sono andato a Grosseto, qualche volta userò la pista di Fucecchio”.
Secondo anno da libero professionista: Migheli prosegue così?
“Mi trovo bene, mi piace fare il Palio a terra e confrontarmi con le Contrade. Per ora non torno indietro”.
In Pantera, c’è stata recentemente l’assemblea, guardano a te con particolare attenzione.
“Ringrazio il capitano Lenzi per le manifestazioni di stima, è una Contrada possibile, aperta però come altre”.
Marchetti è dell’Aquila…
“Ti fermo subito: non c’entra niente. Il rapporto, come ho spiegato, con lui parte da lontano”.
Le dirigenze sono venute tutte? Si dice che tu sia, fra i fantini che non hanno vinto, in cima alla lista dei desideri. E per qualche dirigenza vieni anche prima di chi ha già raccolto un successo.
“Vedremo se è vero. Sinceramente sono venute tutte le dirigenze, tranne una. Ovviamente non ho visto le due che ancora devono essere elette”.
I cavalli per Piazza?
“In tutto ce ne sono 12 qui a scuderia. Cinque per il contributo, ossia i tre del Marchetti - Nottambulo, Missisippi e Orionis -, poi Preziosa Penelope e Noioso, il cavallo di Antonio Villella. Quindi 2 purosangue, altrettanti puledri, Nanneddu e Mar dei coralli, che è il mio cavallo d’affezione”.
Con Antonio fate coppia fissa: com’è nata la cosa?
“Aveva i cavalli non molto distante da me, non lo conoscevo bene, adesso sì. Siamo la coppia numero uno (scherza, ndr) è un bravo ragazzo, c’è un ottimo rapporto umano, oltre che professionale. Lavorare insieme fa sentire meno la fatica, l’uno spinge l’altro”.
Ingaggi extra moenia per Migheli?
“Sono a Ferrara, quasi sicuramente. A Fucecchio non dovrei avere grossi problemi a montare. Poi Siena: è quello che m’interessa”.