Siena, 5 febbraio 2013 - POCHI MINUTI. Un quarto d’ora in tutto. Il tempo di scendere dall’auto di uno dei suoi legali (l’avvocato Fabio Pisillo), salire negli uffici della Procura, confermare ai pm che seguono l’inchiesta sulla passata gestione Mps e sulla ‘mina’ derivati di «essere disponibile a rispondere a tutte le domande, ma non in data odierna». Poi, Giuseppe Mussari, l’ex presidente del Monte dei Paschi e dell’Abi, ha immediatamente lasciato il Tribunale di Siena.
 

UN PASSAGGIO che l’ex numero uno di Rocca Salimbeni avrebbe voluto evitare. Per questo già sabato mattina, non appena gli era stato notificato l’avviso a comparire davanti ai magistrati, i suoi avvocati avevano presentato istanza di rinvio in quanto uno dei due legali, l’avvocato Tullio Padovani del Foro di Pisa, ieri sarebbe stato impegnato in un’udienza in Cassazione. Una richiesta riproposta anche ieri mattina, ma respinta dalla Procura poco prima delle 13. Così, alle 15.20, Mussari non ha potuto far altro che salire al terzo piano del Tribunale. Come altre volte nel passato, quando faceva il penalista. Ma questa volta è diverso. Non indossa la toga. Non assiste, lo assiste un collega. Visibilmente dimagrito, il volto contratto, Mussari si è presentato davanti i sostituti procuratori Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Il tempo di mettere a verbale la propria disponibilità e poi di nuovo a casa sulle colline di Montalbuccio. Tocca all’avvocato Pisillo spiegare il perché della scelta. «Mussari — chiosa — ha chiesto che venga fissata un’altra data, fin da giovedì di questa settimana, per consentire di essere presente all’interrogatorio anche all’altro difensore». L’avvocato Padovani, appunto. Nei prossimi giorni, quindi, Mussari dovrà tornare in Procura. E questa volta ha detto «risponderà».
 

HA PARLATO, invece, Antonio Rizzo, l’ex funzionario della Dresdner Bank. E tanto. Il banker, ascoltato nella sede romana del nucleo valutario della guardia di finanza, ha confermato l’esistenza della «banda del 5 per cento» che prendeva una percentuale su ogni operazione e c’erano «pagamenti riservati» a manager di Mps. Non solo. Rizzo ha anche fatto i nomi dei funzionari della banca d’affari tedesca che hanno partecipato alle riunioni in cui si affrontava la questione delle percentuali per i colleghi del Monte. Persone che presto potrebbero essere convocate dai magistrati senesi che indagano sull’acquisizione di Antonveneta e sulla vicenda dei super-premi extra realizzati con le operazioni strutturate (gli ormai famosi derivati Alexandria, Santorini e Nota Italia).

Rizzo ha confermato anche l’esistenza di due-tre nastri già consegnati ai pm di Milano nel 2008 che suffragherebbero quanto da lui dichiarato. Ma Rizzo ha parlato anche dei 17-20 milioni sul conto estero dell’ex responsabile dell’area finanza di Rocca Salimbeni, Gianluca Baldassarri. Lo ha fatto ai microfoni di Servizio Pubblico nel corso di un’intervista che andrà in onda giovedì sera su La7. «Avrete delle sorprese... — ha detto Rizzo — Baldassarri ha lavorato a Londra, lì un bonus può essere anche di 20 milioni di euro in un anno, e non sono io che devo dire se e dove Baldassarri ha preso i soldi. C’è una partita più grossa che si sta giocando e, come al solito, noi — e mi ci metto dentro — non ve la facciamo vedere».
Ma i magistrati di Siena, invece, la vogliono vedere e, soprattutto, capire cosa accadeva al Monte. Per questo domani ascolteranno, a meno di ripensamenti, l’ex direttore generale Antonio Vigni. Siena, 4 febbraio 2013 -