Siena, 20 novembre 2012 - PRENDI un appartamento a Taverne d’Arbia. Come tanti ce ne sono. Carino e confortevole, nulla di più. Un’abitazione di circa 80 metri quadrati, classe A/3, 5 vani e con garage. Ebbene, conti alla mano, il proprietario dovrà pagare 543 euro di Imu in un anno. Se è prima casa, naturalmente. «Nel caso si tratti della seconda arriva la mazzata. E la famiglia dovrà tirare fuori, per la stessa tipologia di immobile, ben 1431,98 euro — spiega Franco Ghelardi, commercialista —. Altro che regali di Natale e vacanze di fine anno capaci di rimettere un po’ in movimento l’economia». Il pacchetto-dono sotto l’albero, dunque, si chiama imposta municipale unica. Che va pagata entro il 17 dicembre. E ha già messo in fibrillazione gli studi che si preparano a comunicare cifre da capogiro a cui i tanti senesi dovranno fare fronte. In molti casi non basterà neppure la tredicesima per tamponare il salasso.

«Dirò di più: l’imu sulle seconde case diventa una sorta di piccolo affitto da pagare che i proprietari devono mettere in conto. Perché, soprattutto nella nostra città, sono in molti ad aver investito nel mattone riuscendo magari a garantire un’abitazione ai propri figli. Che adesso, però, pagano come un bene di lusso. Seconda casa, appunto», osserva Ghelardi. Anche il Comune di Siena, infatti, come Firenze e Roma, Milano e Torino ad esempio, ha scelto di applicare l’aliquota massima pari all’1,06 per cento per il conguaglio del prossimo mese, dopo la prima rata di giugno. «La ritengono un’ingiustizia clamorosa accanirsi così sulle abitazioni date i figli. L’altro aspetto da sottolineare, complice l’imu, è il congelamento del mercato immobiliare. Molti vorrebbero anche vendere ma non c’è chi compra. A meno che uno non le regali», commenta caustico un altro commercialista, Lorenzo Sampieri. La prima rata è risultata forte ma attenuata, tutto sommato, dal fatto che non fosse stata applicata l’aliquota definitiva. Adesso si fa sul serio. E i casi più disparati piovono sui tavoli dei professionisti. Come quello di una famiglia con genitori anziani e figli più giovani: si sono in pratica scambiati l’abitazione perché rispondeva meglio alle rispettive esigenze. Ebbene, adesso è diventata seconda casa. «A meno che non si faccia un atto notarile — osserva Ghelardi — piuttosto costoso, per la costituzione del diritto d’abitazione». Un rompicapo? A dir poco. «Si registra uno smarrimento generale, l’appartamento era il bene rifugio per eccellenza dei senesi, quello sul quale investire i propri risparmi. Adesso inizia invece a pesare mantenerlo stante la riduzione degli affitti con la crisi e le imposte che aumentano», conferma il commercialista Luca Turchi.

di LAURA VALDESI