Siena, 7 giugno 2012 - RICCIOLE, gamberi rossi, aragoste e tutto il pesce più pregiato dello Ionio. Mancavano solo le cozze pelose, che tanto mal di pancia hanno procurato al sindaco di Bari, nei 360 chili di prodotti ittici comprati dall’Università di Siena su ordine del professor Silvano Focardi. La spesa di 21.500 euro, però, dal banco del pesce è passata al banco dei convenuti davanti alla Corte dei Conti toscana. Per la Procura contabile si tratta di danno erariale, mentre per il professore ed ex rettore dell’ateneo l’acquisto è stato fatto in nome della ricerca scientifica.
 

NELL’AULA fiorentina del giudice contabile, ieri mattina, si è acceso un dibattimento piuttosto vivace tra il sostituto procuratore regionale, Acheropita Mondera Oranges, e il legale del professor Focardi, l’avvocato Mauro Manzi. A carico dell’ex rettore dell’Università di Siena ci sarebbero anche altre indagini per danno erariale, relative a prodotti alimentari di altro genere. Non solo: l’ex magnifico rettore è indagato dalla Procura della Repubblica di Siena, insieme ad altre diciasette persone, per il dissesto dell’ateneo. Nell’inchiesta del buco da 200 milioni di euro, partita nel marzo 2008 e ormai agli sgoccioli, sono finiti ex rettori, direttori amministrativi ed ex revisori dei conti. Accanto a questo filone d’indagine alla Procura di Siena è anche aperto un altro procedimento sulla regolarità delle elezioni di luglio 2010, per cui è in calendario per il 14 dicembre l’udienza preliminare, in cui si discuterà della richiesta di rinvio a giudizio degli indagati avanzata dal pubblico ministero.
 

TORNANDO ai conti della procura fiorentina, invece, la spesa in questione risale al 2007, quando il luminare di Ecologia era anche rettore. Nel suo curriculum anche l’essere stato capitano della contrada della Chiocciola. Il pesce venne comprato in due scaglioni, a novembre 2007 e ad aprile 2008, rispettivamente per due partite di 165 e 195 chili. In questo caso l’accusa del pm Mondera ha stigmatizzato il metodo con cui il professore ha realizzato l’acquisto del pesce, attraverso una spesa autonoma, secondo la procura «libera dalle maglie della legittimità».
 

PER L’ACCUSA l’acquisto di quattro quintali di pesce, arrivato dalla Sicilia, sarebbe avvenuta fuori da ogni normativa, in un momento in cui, oltretutto, l’Università di Siena si trova in grave crisi finanziaria. Altro rilievo mosso dal pm è quello della contraddizione del fine scientifico della spesa rispetto all’assenza di tracciabilità dei prodotti ittici: in pratica un acquisto fatto con i metodi del mercato del pesce più che del rigore della ricerca. La dottoressa Mondera ha quindi chiesto che il professore ripaghi i 21.500 euro, somma del pesce, costato ben 50 euro al chilo, e del trasporto dalla Sicilia. L’accusa è sostenuta dall’indagine delle Fiamme gialle. A suo tempo furono sentite 21 persone del dipartimento diretto da Focardi. Nessuno aveva mai visto i quintali di pesce ‘transitare’ per il laboratorio di analisi. La difesa ha replicato mettendo sul tavolo il curriculum stellare del docente e ricordando che molte somme di denaro sono state incassate dall’ateneo proprio grazie al lavoro di Focardi. Sul mistero della fine dei quintali di pesce, l’avvocato ha dato una doppia spiegazione. Come prova è stata presentata una ricerca scientifica fatta sull’inquinamento del mare siciliano, proprio attraverso il materiale ittico in questione, e due testimonianze di assistenti di Focardi, che avrebbero stoccato e analizzato il pesce. Per quanto riguarda l’accoglienza dei quintali di materiale da esperimento, sarebbe stato proprio il prof, in un week end passato a fare ricerca, a scaricare le casse di pesce. A breve la sentenza.
 

Laura Tabegna