Siena, 4 gennaio 2012 - "Abbiamo imparato a nostre spese che il silenzio che le donne si impongono nasce o dal timore di una persona più potente o dal timore di una rottura di relazioni ritenute importanti. In genere, si nasconde nel segreto ciò che culturalmente viene ritenuto una vergogna, soprattutto un comportamento femminile che riguarda la violazione di un codice sociale o morale della cultura, della religione. E tale pare essere proprio la questione delle 30 donne espulse dall'Oca", scrive il Comitato Pari opportunità dell'Università di Siena.

"In proposito il dibattito c'è stato; ma animato per lo più da gruppi femminili 'non senesi', dalla voce anche di contradaioli e opinionisti, ma sempre di sesso maschile. Così nasce spontaneo chiedersi cosa ne pensino le donne: quelle che siedono dentro al Consiglio Comunale della città, per esempio; l'Assessora alle Pari Opportunità del Comune, quella della Provincia etc. Ma ancor più: le donne di Contrada, cosa ne pensano? Le immaginiamo a discuterne fra le mura protettive del territorio dei diversi rioni, nascondendo ai più la propria opinione perché si sa che per certe questioni "i panni sporchi si lavano in famiglia". In realtà i panni sporchi così non si lavano mai: rimangono in un angolo buio della casa, si accumulano per sempre e diventano veleno, soprattutto quando non ci sono interlocutori capaci di discuterne. Questo le donne lo sanno a loro spese. La cosa che più ci dispiace è proprio l'assenza della voce solidale di altre donne concittadine, contradaiole oltre che istituzionali. Anche noi offriamo la nostra solidarietà, ma vorremmo che questa fosse l'occasione per le donne di Siena di mostrare quello di cui sono capaci. Le Priore, le Capitane presenti e passate, le donne insomma delle 16 consorelle dell'Oca potrebbero testimoniare di un 'diritto' naturalmente riconosciuto nella civile Siena e nel Palio! Di questi panni si veste Siena e non c'è nessun appello per chi vorrebbe tenersi quelli sporchi in famiglia, arroccandosi dietro 'a cattive' consuetudini difese ad oltranza attraverso un linguaggio sessista ed offensivo. Non ha senso lasciare che l'immagine di Siena risulti distorta nel mondo intero, per pigrizia e consuetudine. Non lo devono fare le donne prima di tutto e tanto meno le Istituzioni".