Siena, 22 dicembre 2011 - LE DONNE nell’Oca adesso possono votare. Il 29 aprile parteciperanno, per la prima volta, ad un’assemblea insieme agli uomini. La battaglia che ha infiammato e spaccato Fontebranda nella seconda metà degli anni Duemila, dunque, è vinta. Il secondo ricorso presentato da trenta donne dell’Oca per ottenere un diritto che la consuetudine invece nei fatti negava appare a questo punto inutile.

 

Tanto che l’avvocato Marco Comporti, paladino di una vicenda giudiziaria dalla risonanza nazionale per conto di alcune protettrici della Contrada, ha comunicato «di aver inoltrato al tribunale di Siena istanza per la declaratoria di cessazione della materia del contendere della causa in corso».

 

Frasi tecniche, possono sembrare ai più incomprensibili. Dietro di essere s’intravede la possibilità che, essendo stato riconosciuto dalla Contrada stessa il diritto di elettorato passivo e attivo, nonché la piena rappresentanza delle donne negli organi di Fontebranda, non serve più una sentenza. Se chiedevano un cosa e questa è stata concessa... Probabile dunque, alla luce dell’istanza depositata dall’avvocato, che il giudice emetta un provvedimento di cessazione della materia del contendere. Ma il condizionale è d’obbligo in una vicenda ricca come mai di colpi di scena. E di sorprese.

 

«Visto l’esito dell’assemblea della Contrada del 5 dicembre che ha deciso di interrompere una secolare consuetudine — osserva Comporti — che vedeva assente dalle assemblee e dal voto la componente femminile, esprimo la soddisfazione delle clienti per l’ormai improcastinabile riconoscimento del principio di uguaglianza fra uomini e donne nella Contrada». Non solo. Ricorda di aver operato «come elemento propulsore fondamentale per il raggiungimento del nuovo assetto dell’Oca, che dal 2003 veniva inutilmente richiesto».

 

E ora che la partita diventa quella dei provvedimenti da assumere nei confronti delle 30 donne che hanno fatto ricorso (fu detto in assemblea, sarebbero giunti fra il 22 e il 31 dicembre) Comporti lancia un messaggio che a quanti conoscono la querelle non sfugge: «L’attività per l’accertamento in via giudiziaria di diritti, ora riconosciuti dalla stessa Contrada, è assolutamente consentita e tutelata dalle legge e non può, sotto ogni profilo, essere oggetto di censura».