Siena, 6 agosto 2011 - Capitano della Chiocciola Roberto Zalaffi, il suo collega della Pantera nutre qualche perplessità sul giochino del ’leva-leva’ applicato ai cavalli. Perché alla fine c’è il rischio di rimanere con un pugno di mosche. Condivide?
«Eccome. Non mi piace questo giochino».


Vuol dire allora che è pronto a votare a favore di Istriceddu e Fedora saura?
«Mettiamoli tutti dentro il lotto i migliori perché danno maggiori garanzie».


I capitani, al riguardo, sono comunque divisi. Ancora non è stata trovata la quadratura.
«Le strategie cambiano a seconda del momento e della situazione. Adesso ritengo che avere in Piazza soggetti affidabili sia la cosa migliore. Poi a chi toccano non importa, ci affidiamo alla sorte. Tanto non abbiamo neppure l’avversaria».


Ma un unico obiettivo.
«Esatto: vincere».


Si avverte dalla sua voce tanta rabbia in corpo. E voglia di rivalsa, dopo l’infortunio al cavallo Messi di luglio e il Palio non corso.
«Tantissima rabbia. Ma anche delusione, amarezza. A Siena vogliamo veramente bene ai cavalli. Stabiliamo con loro una corrispondenza di amorosi sensi, chiamiamola così. Quando un cavallo si fa male ne resta sentimentalmente coinvolta l’intera famiglia. Ossia la Contrada: migliaia di persone vivono un lutto. Ma parliamo di altro, per favore».


Voltiamo pagina: a luglio Zalaffi vantava buoni rapporti con fantini come Brio, Scompiglio e Voglia, che era squalificato ma ad agosto rientra in Piazza. Conferma l’ottimo feeling anche per l'Assunta?
«Siamo sulla stessa linea, rapporti buoni con tutti. La prima cosa è, però, trovare la monta adatta al cavallo adatto. Senza preclusioni per nessuno. Insomma, aperti a tutti tranne che ad uno (Trecciolino, ndr) anche se nella vita mai dire mai!»


La Chiocciola può montare dal debuttante al super-esperto, sembra di capire.
«I fantini ci sono, possiamo scegliere su una rosa di nomi che hanno già corso».

 
La Contrada è semmai un po’ esasperata dal lungo digiuno di vittorie nel quale si trova.
«Non so cosa darei per eliminare questa cappa di piombo».


Torniamo ai cavalli: Zalaffi non farà la guerra a Lampante.
«Certo che no. Anzi, ben venga, soprattutto nella mia stalla».


A cosa è finalizzato lasciare fuori i nomi più ambiti dal lotto?
«Magari qualcuno teme che se Istriceddu, per esempio, non gli toccherà in sorte potrebbe veder emigrare altrove il fantino sul quale punta.


Che clima si respira in San Marco?
«Di attesa e di grandi speranze. Vediamo cosa riusciamo a concretizzare. Sono abbastanza sereno».


La lasciamo tornare alla sua attività di medico: più difficile questa oppure fare il capitano?
«E’ complicato fare il medico-capitano perché hai due grosse responsabilità. Da una parte quella della vita delle persone, sicuramente importante e delicata, dall’altra la responsabilità di guidare un rione. Sono diverse, profondamente, ma il «peso» si equivale. Solo che per fare il medico si studia molti anni, a volte per fare il capitano ti butti nella mischia e impari molto in corso d’opera. Una cosa è identica: nella nostra categoria, intendo dei medici, le ’coltellate’ alle spalle sono quasi la regola, ma anche fra chi indossa la cravatta sul palco dei capitani non si scherza».