Siena, 2 luglio 2011 - «Iniziamo con il ricordo di un cavallo morto, creatura di Dio. E al fantino auguriamo una pronta ripresa. Ma la nostra Festa continua e la celebrazione dell'eucarestia ci riporta ad un significato più profondo, legato al comandamento dell'amore». Ha iniziato così, l'arcivescovo Antonio Buoncristiani, la messa celebrata davanti alla cappella di Piazza del Campo cui prendono parte, il giorno del Palio, i fantini delle Contrade che corrono e le rispettive dirigenze. Un pensiero dunque alla Chiocciola, che non sarà stasera al canape ma a cui la città tutta è vicina. «La vita delle Contrade e il Palio - ha aggiunto monsignor Buoncristiani - sono per la nostra città un collante straordinario di tradizioni, di passione, di senso di appartenenza». Al termine della messa del fantino, la provaccia di cui abbiamo già dato conto nel nostro sito internet, quindi la segnatura dei fantini: da questo momento in poi non si possono più cambiare. «Nel corso della riunione - ha spiegato a margine del tradizionale incontro con la stampa il sindaco Franco Ceccuzzi - abbiamo ripetuto le linee guida della mossa leggendo gli articoli del regolamento che la riguardano unitamente a quelli della corsa. Ho raccomandato a tutti di essere consapevoli di ciò che siamo. Siamo pro-tempore, abbiamo ricevuto la Festa e quindi la dobbiamo trasmettere. Questo deve essere il nostro senso di responsabilità nei confronti della città». Ceccuzzi ha spiegato di avvicinarsi al Palio con «uno stato d'animo sereno perché l'organizzazione del Palio come sempre ha prodotto il suo massimo sforzo. Il destino è stato crudele perché una tragica fatalità ci ha colpito. Certamente non c'è nessuno più di noi che ne ha subito le conseguenze, il popolo di San Marco e tutta la città. Chi si accanisce ulteriormente dall'esterno, si accanisce contro chi già vive un grande dolore». I dirigenti della Chiocciola, il capitano Roberto Zalaffi e il priore Senio Corsi, si sono recati ieri in Comune dal sindaco. «Ci siamo abbracciati - ha concluso il sindaco - come persone che hanno perso qualcosa di caro. Loro perché era il cavallo a cui avevano affidato le speranze di vittoria, noi perché volevamo che tutte e dieci le Contrade fossero al canape».