Siena, 30 giugno 2011 - Arriva da Ozieri, Alberto Bianchina. Una zona della Sardegna da cui sono giunti tanti cavalli di Piazza. Centro vicino all'ippodromo di Chilivani dove infatti ha lavorato. «Il mio sogno resta il Palio. Indossare il giubbetto di una Contrada è stata una bella emozione», racconta il fantino che ieri sera ha debuttato nel Bruco sul Lampante nel palcoscenico sul quale ogni fantino aspira a «recitare». Ma chi è Alberto Bianchina? Un ex giocatore di calcio con la passione dei cavalli che l'ha spinto fino a Siena.

«Sì, è vero - racconta - fino a 20 anni ho militato in Promozione nell'Ozierese. Ero una mezza punta, giocavo in attacco». Adesso di anni ne ha 25 e si è stabilito a Grosseto. Qui vive con la fidanzata, anche lei di Ozieri, lavorando per la scuderia di Giuseppe Zedde, detto Gingillo, fantino che ha già vinto due Palii.

Com'è nato l'amore per i cavalli tanto da farlo diventare professione?

«All'ippodromo di Chilivani. Poi ho preso la patente di fantino a Pisa a 21 anni, continuando a montare in Sardegna finché non sono entrato in contatto con Giuseppe che mi ha chiesto di collaborare con lui».

Che «titolare» è Gingillo?

«Un buona fantino, sa dare consigli. Preciso, impeccabile. Da lui c'è solo da imparare».

Quanto eri emozionato ieri sera?

«Un po', soprattutto all'inizio. Quando mi trovavo nell'Entrone c'era un'atmosfera particolare, non vedevo l'ora di uscire in Piazza. Anche se ero preparato, sapevo che sarei stato onorato di indossare il giubbetto del Bruco. Giuseppe me l'ha poi confermato. Un altro momento emozionante è stato andare in Piazza con la dirigenza seguito dal popolo del Bruco, che è splendido».

Lampante com'è andata?

«Bene. E' un soggetto che ti dà sicurezza, l'avevo già vista in Sardegna senza avere mai occasione di montarla. Una cavallina positiva. Una femmina con la struttura da maschio».