Siena, 28 maggio 2011 - UN DISSESTO economico pari a duecento milioni di euro, 27 indagati e diciannove misure restrittive chieste e respinte. Sta in questi numeri l’inchiesta sull’ateneo di Siena, ormai giunta alle battute finali dopo oltre tre anni di accertamenti e sequestri. 

 

L’ultima novità porta la firma del giudice Francesco Bagnai. A lui, infatti, lo scorso 14 marzo l’allora pm Francesca Firrao e il suo attuale collega Antonino Nastasi chiedevano gli arresti domiciliari per ben diciannove degli indagati e tra loro c’erano anche gli ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi oltre ad alcuni componenti di vecchi Cda, di direttori amministrativi (Antonio Caronna, Loriano Bigi e Emilio Miccolis), di ex membri dei collegi dei revisori dei conti (Luciano Brundu, Renato Pianigiani, Arnaldo Noli, Enzo Martinelli) e responsabili dipendenti amministrativi e responsabili di alcune segreterie universitarie (Salvatore Interi, Monica Santinelli, Lia Rossi, Laura Goracci). Il Gip ne aveva subito rigettate otto e per gli altri c’erano stati altrettanti interrogatori di garanzia.

 

Alla fine Bagnai ha detto che a distanza di tanto tempo erano venute meno tutte le esigenze per gli arresti domiciliari. Tosi, per esempio, non ricopre più alcun incarico (addirittura è in pensione da dieci mesi da professore), così come Focardi che dall’ottobre 2010 ha lasciato l’incarico di rettore per tornare a fare l’ordinario. Altri se ne sono andati da Siena e non hanno più alcun rapporto con il vecchio e glorioso ateneo senese. Dopo la decisione del gip sono in arrivo i 415 bis (vale a dire la comunicazione ai 27 indagati della fine dell’indagine) e poi verrà fissata l’udienza preliminare che dovrebbe esserci nel prossimo autunno.

 

LA GUARDIA di Finanza entra per la prima volta all’università nella primavera del 2008. Le fiamme Gialle spulciano i bilanci a partire dal 2003. Un lavoro lunghissimo che porterà i militari a varcare centinaia di volte la porta degli uffici del rettorato e a sequestrare atti e documenti che in breve riempiono l’ufficio dell’allora sostituto procuratore della Repubblica Mario Formisano. Sì, perché nell’inchiesta sull’ateneo alla fine saranno tre i pm che se ne sono occupati. E’ durante questo primo e principale troncone (un secondo arriverà dopo l’elezione a rettore di Angelo Riccaboni nell’estate dell’anno scorso) che viene alla luce un buco da 200 milioni e in Procura, nel settembre di quell’anno, si presentano spontaneamente Silvano Focardi e Piero Tosi. Il magistrato nell’andare avanti con il lavoro evidenzia una serie di elementi che aprono altre «finestre». Il vecchio e glorioso ateneo senese è nella bufera. Sono i giorni in cui vengono chiesti da più parti chiarimenti e si cerca di sanare il buco con vendite di immobili e varie «rinunce».

 

TUTTO INUTILE: arriva l’ispettore del ministero e boccia su tutta la linea il piano di risanamento. Si cercano con difficoltà altre strade e mentre ciò accade alla Procura della Repubblica si va avanti e si ricompongono i tasselli per evidenziare responsabilità e ruoli dei ventisette indagati. Alla fine per diciannove di loro vengono chiesti gli arresti domiciliari. Ma è passato troppo tempo, il gip Bagnai lo evidenzia nelle sue motivazioni e non accoglie le richiese dei pm. Ma c’è di più. Se dovessero passare altri mesi potrebbe arrivare la prescrizione per alcuni reati contestati a diversi indagati.