Siena, 26 febbraio 2011 - Le 300 copie sono ancora lì, a impolverarsi da qualche parte nelle storiche stanze dell’Università di Siena. 'Studi in onore di Luigi Berlinguer', sta scritto sulla costola dei libri, risultato di un progetto congiunto fra le università di Siena e di Sassari. Gran bei tomi anche se un po’ cari: 87,3 euro a copia per un totale di 26.210 euro iva compresa, secondo la fattura emessa dall’editore che li ha stampati, ovvero la ditta Rubbettino.

Chi deve pagarli? Ovviamente chi li ha ordinati. E dunque l’Università di Siena, che tramite il suo centro comunicazione e marketing li acquistò nel gennaio del 2006 quando rettore era Piero Tosi. Peccato che per tale spesa non sia mai stato assunto nessun impegno nel bilancio dell’Ateneo. Così all’editore non è restato altro mezzo che quello di rivolgersi a un legale per ottenere il dovuto.

 
Ieri, dunque, il cda dell’Università doveva provvedere a ratificare il pagamento del debito fuori bilancio. Solo che durante la seduta qualcuno ha posto qualche comprensibile perplessità sulla cosa: "50 milioni di vecchie lire per dei volumi di studi senza che nessuno ne sapesse niente: ma che modo di spendere è questo?". Se ne riparlerà nella prossima seduta, il 4 marzo. Ma una decisione dovrà per forza essere presa, visto che il 15 marzo scade il termine concordato con il legale della Rubbettino per il pagamento. Oltrepassata tale data, scatterà la procedura esecutiva con le spese accessorie che ne seguono. E dunque nuovi debiti che generano altri debiti e che si sommano a vecchi debiti.

Più passa il tempo e più ci si accorge di quanto sia stata allegra e spensierata la gestione dei conti dell’Università di Siena, oggi sfiancata da un deficit (300 milioni o forse più) che rischia di farla saltare in aria. Proprio ieri mattina il neo rettore Angelo Riccaboni ha presentato al consiglio di amministrazione il piano che dovrebbe condurre a un riequilibrio dei conti entro il 2015. «Forse per quella data non saremo ancora in pareggio ma faremo di tutto per esserci vicino», ha spiegato lo stesso Riccaboni. Il fatto è che nessuno qui a Siena ne pare convinto. Dubbi sottovoce vengono espressi nelle stanze del Comune e del Pd, dubbi ad alta voce li solleva il Pdl che per questo chiede il commissariamento dell’Ente.


Certo è che ciò che continua a preoccupare è l’emergere continuo di nuovi debiti che allargano le passività. Una sorta di pozzo di San Patrizio. Ieri il cda, oltre a pagare i libri in onore di Berlinguer, era chiamato anche a saldare un altro debito fuori bilancio: 107.551 euro da versare all’università di Trieste per le spettanze pendenti di due ex dipendenti (l’ex direttore amministrativo dal ’98 al 2001 e un ex tecnico amministrativo). Anche in questo caso la delibera è stata accantonata ma dovrà per forza di cose essere messa a pagamento nel prossimo cda. Segnali chiari di una gestione discutibilissima dei conti nel passato che oggi ha finito per mettere nel mirino tutto e tutti. Un esempio?

Per i direttori amministrativi esistono quattro fasce retributive. Il direttore dell’Università di Siena, nonostante la terribile situazione finanziaria, ha ritenuto corretto che gli venisse attribuita la fascia più alta: 147.523 euro di stipendio più 29.504 euro di indennità di risultato. Tutto legalmente in regola, per carità. "Ma perchè chiedete i sacrifici a noi e voi non date il buono esempio?", gli hanno scritto i sindacati dei dipendenti. E ancora: nelle pubbliche amministrazioni i dirigenti hanno diritto a una serie di strumenti di servizio acquistati con i soldi pubblici.

Ma davvero il rettore Riccaboni doveva per forza far acquistare per se un cellulare di servizio dal costo di 807,6 euro? "Il Blackberry col quale Barack Obama dirige gli Usa è costato solo 247 euro", hanno ironicamente chiosato i sindacati autonomi, che hanno rivelato la cosa senza essere smentiti. Vicende che colpiscono ma che in fondo non sono inedite. Anche il Titanic mentre affondava aveva l’orchestrina sul ponte che suonava.