Siena, 18 gennaio 2011 - "Se non ci sono risorse non è mica colpa nostra. Vorrà dire che l’amministrazione dell’Università dovrà ripensare i suoi servizi". Il concetto più forte emerso dall’assemblea del personale organizzata ieri dalla Cgil (presente anche l’avvocato Pietro Dinoi per fornire chiarimenti legali ai tecnici-amministrativi) è stato appunto quello del «do ut des», dopo l’annuncio a freddo del rettore e del direttore amministrativo di sospendere il pagamento dell’accessorio.

 

Ossia indennità di responsabilità, specialistiche e per i turni svolti. "Abbiamo dato tanto, a maggior ragione negli ultimi due anni di crisi, ma non intendiamo pagare per tutti", questo il comune sentire. L’idea del sindacato è dunque quella di fare pressing sui vertici per sedersi al tavolo. E trattare. Chiedere in primis di recuperare qualche risorsa per le indennità (sarà un miraggio ma non si può dimenticare che certe ricerche non possono essere interrotte), nel caso ciò non sia possibile valutare la modifica di alcuni servizi.

 

Turni pomeridiani delle biblioteche, quelli domenicali a Pontignano, e così via. Va insomma mandato un segnale forte, visibile (e unitario dei sindacati, l’hanno chiesto tutti a tutte le sigle) altrimenti nessuno ascolterà la loro voce. Il senso di stanchezza del personale non docente appare ormai equivalente alla rabbia perché non sono ancora emerse le responsabilità dell’attuale situazione. Una cosa invece è certa: dal 25 gennaio, fatti due conti, c’è chi si troverà con 50 euro in meno nello stipendio ma anche chi ne vedrà sparire 290. Un bel gruzzolo per chi percepisce stipendi che mediamente si aggirano intorno ai 1080 euro.

 

Il quadro è a tinte fosche. E i tagli andranno fatti. Tanto è vero che convitato di pietra dell’assemblea del personale è stato il timore della mobilità coatta. Girano anche cifre incontrollate — oltre 300 addetti — ma non c’è assolutamente nulla di concreto, tantomeno di ufficiale. Forse è solo la paura che possa davvero accadere a tenere alta la questione. Visto anche che le cifre del bilancio di previsione pluriennale — il primo che sia stato stilato nella storia dell’Ateneo — evidenziano, se si confrontano avanzo e disavanzo di competenza, la mancanza di ulteriori 13 milioni di euro per l’anno in corso e anche per il 2012 rispetto al vecchio Piano di interventi tendenti al risanamento. Legato, sembra, ad un dimagrimento delle principali voci di entrata. Ossia 4,2 milioni in meno dell’Ffo, -8 della Regione Toscana, -2,1 della Fondazione Mps. Base da cui partire per terminare di stilare il nuovo progetto di risanamento.

 

Dove costola importante sarà il riordino dei dipartimenti per i quali servono almeno 35 docenti. Dovrebbe essere il piatto forte dell’odierna seduta del Senato anche se ufficialmente si è chiamati a parlare solo dell’afferenza di tre ricercatori rispettivamente ai dipartimenti di Scienze Biomediche, di Chirurgia e Bioingegneria e di Fisiologia. In realtà, la «partita» del riassetto sembra procedere a una doppia velocità. C’è infatti chi è molto avanti (Lettere, ad esempio), chi invece tende a frenare e rassicura parlando di tempi relativamente lunghi per concludere il processo.