Siena, 2 dicembre 2010 - L’odore aspro del gas ti avvolge non appena ti avvicini alla palazzina sventrata. Sottile, fastidioso, ti entra sotto la pelle, come fosse la traccia di una tragedia più grande di te. E più grande dei poveri visi stravolti che si affacciano su una scena di guerra. Volti segnati dalla fatica, dal lavoro, teste ricoperte da berretti di lana nel freddo pungente di Pescaiola (Ar). Lo sguardo sbarrato di una donna, Roberta, la moglie di Sauro Zappalorti. Quegli occhi di chi ha perso tutto e che ti restano attaccati addosso, proprio come l’odore aspro del gas.


Pescaiola si è svegliata colpita a morte da una bomba, ieri mattina, alle 7.40: nessuno ha dubbi sull’ora, come se l’esplosione avesse bloccato gli orologi, come se la periferia artigiana aretina somigliasse per un’ora alla stazione di Bologna. Alle 7.40 gli operai della ditta di fronte sono già al lavoro, sia pur da pochi minuti, quelli che li avrebbero salvati. Alle 7.40 le prime luci si accendono dalle terrazze di fronte. Alle 7.40 tre uomini si affacciano sulla palazzina ormai agli ultimi ritocchi.


Uno è il geometra, un signore con i capelli scuri e gli occhiali da intellettuale. Uno è un operaio. Il terzo è Sauro, 49 anni, di Montepulciano, il capocantiere che lavora con tutti gli altri. Due sono sotto Sauro sale al piano di sopra. Un’ipotesi confermata dal mazzo delle chiavi, ritrovato a fianco del corpo. In quel momento si scatena l’inferno. La palazzina un attimo prima somiglia in tutto e per tutto al rendering del cartellone all’angolo, una sorta di Smallville tra la nebbia di Pescaiola, il quartiere ideale. Un attimo dopo la stessa palazzina si ripiega su se stessa: un pilastro salta, l’angolo del tetto sprofonda. E una miriade di proiettili si abbattono sulla strada di fronte, sulle case dei vicini, sui giardinetti ben curati. Proiettili di vita quotidiana: infissi, persiane, vetri, pezzi di lamiera. I due uomini sotto fuggono e cominciano a chiamare Sauro, prima a mezza voce, poi disperatamente. Perché Sauro non risponde.


Poi lo sguardo si abbassa, meccanico, come volesse sfuggire a quello che lo aspetta: Sauro è lì. Riverso nel giardinetto di fronte alla palazzina, travolto da un trave di cemento. L’esplosione lo ha sbalzato dal primo piano, giù nel giardino. E ora è lì. Immobile. Immobile come gli operai che cominciano a fissarlo, incuranti della pioggia. Immobile come la moglie, che si attacca alla ringhiera, al confine tra Smallville e l’inferno, come fosse l’ultimo bastone prima di crollare. Intorno a lei i vigili del fuoco si incrociano, nel loro lavoro difficile quanto meticoloso. Entrano ed escono dalla casa abbattuta, Finché non sbuca fuori il colpevole: una bombola verde, intatta.


Una bombola che la sera prima deve essere stata lasciata aperta, sennò niente sarebbe successo. Una bombola collegata al manicotto, evidentemente usato per impermeabilizzare il tetto. Da lì il gas sarà uscito durante tutta la notte: all’inizio sottile, come quello che ti avvolge nella caligine di Pescaiola, poi denso. Pressato dai nuovi infissi della casa, che sigillavano perfettamente l’ambiente. Una 'bomba' naturale che solo un episodio da nulla deve aver innescato: uno sfregamento dei vestiti, forse un suono di cellulare, chissà. Di sicuro uno di quei piccoli gesti quotidiani che mai e poi mai coniugheresti con un’esplosione. Figuriamoci con quella 'bomba' che alle 7.40 scuote un quartiere.


La avvertono da lontano, fino alla Maestà di Giannino. Sauro Zappalorti muore così: all’inizio di una giornata di lavoro, con i suoi 49 anni, con la sua voglia di vivere presa a schiaffi. Con la sua passione per le moto, che gli amici ti raccontano con le lacrime agli occhi.  Con un figlio di 18 anni, Simone, che avrebbe voluto veder crescere: anzi che avrebbe avuto il diritto di veder crescere. Perché non è giusto morire per caso e lo è ancora meno morire sul lavoro. Lì, in quella palazzina già completa di specchi solari. Davanti a quell’inferriata che l’avrebbe diviso dall’ultima carezza della moglie. Appendendo l’ultimo respiro all’odore aspro del gas.