Siena, 3 novembre 2010 - "Deve arrivare un documento da Roma", era il ritornello d’inizio mattina ieri al rettorato. Calata la sera neppure l’ombra di una comunicazione su chi gestirà (e in che modo) l’Ateneo nelle prossime settimane (o mesi). Incertezza allo stato puro. Dietro il rincorrersi di scenari che nel corso della giornata hanno preso forma. Il primo si è concretizzato quando alle 9.30 si sono riuniti i senatori (mancavano i presidi di Medicina e Ingegneria più Rocchi, Padelletti e Galeazzi), anche se era un summit svuotato di ufficialità. "Non c’è vertice che può convocarlo, niente Senato vero", spiegava il decano Tommaso Detti durante l’entra-esci dall’aula con Luca Verzichelli, preside di Scienze Politiche, per chiarire alcuni passaggi dello Statuto.

 

E poi scodellare un documento, a firma di tutti i membri dell’organo (Angelo Riccaboni si è astenuto perché lo riguardava direttamente) in cui s’invitava «il ministro a dare seguito quanto prima alle procedure di nomina per non aggravare la già difficile situazione. In assenza di accertati motivi di invalidità delle procedure di voto la nomina del rettore scelto dalla comunità accademica risulta opportuna e doverosa». Il decano Paul Richard Corner, presente all’incontro, è apparso prudente. "Non è automatica l’assunzione di poteri di gestione — si è limitato a dire a riunione finita —, prima voglio sapere da Roma quali eventualmente sono i poteri". Ossia cosa deve (o può) fare, a partire dalla convocazione di nuove elezioni contenuta nello Statuto. "Ma non c’è ancora un pronunciamento del Tar, né della procura sull’inchiesta, come si fa a indire altre elezioni", commentavano Detti e lo stesso Corner. Che oggi dovrebbe vedere, in via ufficiosa, anche i rappresentanti degli enti in cda.

 

Quanto al Ministero, ieri mattina ha chiesto ulteriori chiarimenti su Corner per verificare se era effettivamente lui il decano che potrebbe (primo scenario) assumere il timone del comando. E di trovarsi, entro 40 giorni, a mandare il personale dell’Ateneo nuovamente alle urne per il rettore. Dovrà fare i conti, però, con il Magnifico eletto il 21 luglio, Angelo Riccaboni, che certo non retrocede. E ha inviato un messaggio alla comunità universitaria dove evidenzia come il ritardo "nella nomina alimenta e protrae il clima di incertezza". Sottolinea la mancanza di un direttore amministrativo, ribadisce "la più ferma volontà di essere rettore di tutti, seguendo un’impostazione istituzionale, così da mantenere l’Ateneo pienamente indipendente rispetto alle strumentalizzazioni politiche che sembrano in atto intorno all’Università, per logiche che la travalicano".

 

Infine invita a superare le divisioni interne evitando di mettere in discussione l’autonomia dell’Università. Insomma, niente commissario. Che potrebbe anche esserci (ulteriore scenario) ma ci vorrebbe un decreto legge ad hoc per motivi di necessità e di urgenza stante la situazione economica e il vuoto di potere. Sempreché non spunti fuori l’ennesimo colpo di scena: niente nomina del decano, che fa scattare la prorogatio all’uscente Silvano Focardi il quale porterebbe avanti l’ordinaria amministrazione e 45 giorni di tempo per convocare nuove elezioni. Ma nella ridda di ipotesi c’è anche quella degli ispettori inviati dal ministero per verificare le elezioni. Un’indagine amministrativa per comprendere anche i temini dell’inchiesta aperta dalla magistratura su presente irregolarità. Questo il quadro di una giornata che si è arricchita in serata della telefonata del prefetto Gerarda Maria Pantalone al ministro Gelmini "per informarla — ha detto — delle richieste che mi sono state fatte dal sindaco e dal presidente della Provincia. Vale a dire, da un lato l’esigenza di dare all’Università un assetto e una guida stabili, dall’altro l’opportunità di avere un incontro con il ministro per fare il punto sullo stato dell’Ateneo".

 

"Qualunque azione o omissione che possa danneggiare un asset patrimoniale e di conoscenza dello Stato comporta un grave danno per la collettività. Questo ci spinge ad assumere ogni iniziativa a tutela dell’istituzione. Azioni legali? Non ci sono violazioni di legge ad oggi — ha chiosato Cenni —, c’è un’autotela del ministro che vuole riflettere sulla situazione. Va bene purchè duri poche ore". "Abbiamo bisogno di interlocutori, il progetto di rilancio deve partire dall’interno", aggiunge il presidente della Provincia Bezzini. Stamani con Cenni incontrerà i presidi: verrà chiesta loro responsabilità, di mettere a punto 9 piani di risanamento, tante sono le facoltà.