Siena, 31 luglio 2010 - "C’è il forte rischio che non si riesca a mantenere l’intero sistema dei servizi al cittadino, compresa l’assistenza alle persone anziane non autosufficienti", questo l’annuncio dato di recente dal presidente della Regione Enrico Rossi. Il riferimento è naturalmente legato ai tagli governativi e indirizzato purtroppo a sanità e sociale che sicuramente risentiranno dei tagli. In base alla legge regionale del 2008, il 50 per cento delle rette per le strutture riservate a autosufficienti è coperto dalla Regione come quota sanitaria; il resto spetta alla famiglia (con riduzioni o esenzioni in base al reddito, da richiedersi al Comune, ma alla fine comunque di provenienza regionale). Il popolo dei nonnini insomma pagherà ancora cari gli ultimi anni della sua vita.

 

Per verificare il potenziale danneggiamento, siamo andati a far visita al mondo senese dell’assistenza agli anziani. Ma prima di dare i numeri diamo qualche termine di riferimento: l’assistenza avviene in ‘residenza sanitaria assistita’, una struttura residenziale che assicura l’assistenza sociale e l’assistenza sanitaria a soggetti anziani non autosufficienti. C’è poi la ‘residenza assistita’, una struttura diretta a garantire l’assistenza sociale nelle 24 ore; e infine ci sono i centri diurni, strutture semiresidenziali per soggetti non autosufficienti o affetti da handicap grave. Ebbene la provincia senese conta ben 48 strutture d’accoglienza, fra Rsa, Ra e Centri diurni, strutture pubbliche, private e convenzionate. Più precisamente facendo riferimento alle quattro aree in cui è suddivisa la competenza dell’Usl 7, la metà di queste strutture, ovvero 24, sono nella ‘zona senese’; altre 15 sono nella Valdichiana, 6 nella ‘zona Alta Valdelsa’ e 3 nella ‘zona Amiata Valdorcia’. Facendo un altro zoom, il comune di Siena conta su 11 strutture: 7 private, una comunale e 3 ex Ipab (oggi riunite in Asp), e solo su un centro diurno. In totale per gli anziani senesi, fra autosufficienti e non autosufficienti, ci sono dunque 996 posti disponibili: di questi le strutture residenziali coprono ben 923 posti, i restanti 73 sono messi a disposizione dai centri diurni.

 

Se l’offerta sfiora il migliaio di posti, la richiesta naturalmente è tanto maggiore. Sono stati comunque alla fine, nell’anno 2009, 13.553 gli ospiti assistiti dalle strutture di accoglienza. Facendo qualche calcolo, si capisce ben presto che la permanenza non sarà lunghissima: la media porta a poco meno di un mese di assistenza in struttura, ma evidentemente ci saranno casi più veloci come più duraturi. Entrando poi nelle zone di pertinenza 5.331 utenti hanno trovato posto nelle residenze della zona senese, 3.741 sono andati in Valdichiana, 3.282 in Valdelsa e 1.199 nelle strutture dell’Amiata Valdorcia. Per tutti coloro che non riescono a usufruire di tali strutture il servizio sanitario mette ancora a disposizione visite e prestazioni a domicilio da parte del personale infermieristico e qui i numeri naturalmente lievitano, tanto per ribadire quale è la necessità di assistenza professionale: sono stati infatti, sempre l’anno scorso, 136.001 gli accessi domiciliari.

 

E anche qui la zona senese si piazza al primo posto: sono stati 52.965 gli accessi domiciliari per prestazioni infermieristiche richieste. La Valdelsa ha invece richiesto 31.349 prestazioni a domicilio, la Valdichiana 37.797 e l’Amiata Valdorcia 13.890. Di fronte a queste numeri e alla domanda, sempre crescente, di assistenza e posti in strutture, il ricorso ai privati è inevitabile. E i costi per le famiglie diventano sempre più alti. Sia in termini economici, visto che si parte da una spesa minima di 1.200 euro al mese fino ad arrivare anche a 3mila euro, che in termini sociali.