Siena, 4 maggio 2010 - Un tempo era il vecchio aeroporto ‘Alfio Mezzetti’, sul quale la Regia Aeronautica vantava una scuola di pilotaggio militare con apparecchi Caproni 100, biplani, con la celebre insegna "Gatto Nero". Dismesso l’aeroporto, l’area è rimasta di proprietà del demanio, dello Stato dunque, ma dal 2007 è stata data dal Comune di Monteriggioni in gestione e uso al Comando della Folgore di Siena, che qui viene quotidianamenti per esercitazioni e lanci. Si tratta del parco di Pian del Lago, quell’area proprio al confine fra i comuni di Siena e Monteriggioni, nella zona della Montagnola senese, tanto cara a chi pratica sport all’aria aperta e a chi ama passeggiare in un ambiente praticamente ancora incontaminato.

 

E il ‘parco’ ospita oggi infatti, militari e civili, in una "convivenza pacifica e reciprocamente rispettosa", ha raccontato una signora appena finita la corsa quotidiana: "Da quando ci sono i paracadutisti — continua — questa zona è tornata a vivere". Militari protagonisti, in zona, dunque ieri e oggi: sono stati, infatti, loro, nel 2007 attraverso un accordo appunto con il Comune di Monteriggioni, a ripulire l’area, poi a sistemarla togliendo le sterpaglie e spianando il terreno ed infine a destinare una grande area a parcheggio, ben delimitato da una staccionata in legno (finanziata dal Comune) che impedisce ai veicoli a motore di introdursi in profondità nell’area verde. E così questa zona è tornata a vivere, riservata, oltre che ai militari, a tutti coloro che vi entrano a piedi, in bicicletta od a cavallo. Sempre i militari, in prossimità del parcheggio, hanno realizzato il "Viale della memoria", ovvero un sentiero di più o meno un centinaio di metri con una decina di alberi ai cui piedi di ognuno sta una pietra con una targa in ricordo di un eroe caduto.

 

"Le querce su questo campo sono state poste a simbolo d’immortalità, come immortale sarà sempre la nostra memoria verso coloro che hanno donato se stessi per un futuro migliore", così è scritto nella targa che introduce al viale. Fin qui tutto bene, poi lo sguardo, nemmeno tanto acuto, rivela molto altro, anche che quella "memoria immortale" è in realtà ben più approssimativa: sui cartelli di "zona militare, divieto di introdurre veicoli a motore" è infatti anche scritto "aiutaci a rispettare la natura". Un invito più che mai dovuto e lungimirante, perché a distanza di soli tre anni lo scenario paesaggistico, naturalistico eco-compatibile è un po’ logoro: se l’erba alta è in parte giustificabile in piena campagna, anche se poco adatta ad un’area destinata alla pratica sportiva pubblica, la sporcizia diffusa non trova mai una spiegazione adeguata. Il parcheggio presenta contenitori dei rifiuti pieni (chissà da quanto tempo) e circondati da materiale vario abbandonato tutto intorno, mucchi di terra in attesa di essere lavorati, forse a coprire quelle tante buche che con le piogge trasformano la zona sosta in un lago; e ancora alberi abbatutti, rami spezzati e lì lasciati, residui di falò; per non parlare di escrementi vari ovunque.

 

Ci sono poi quegli alberelli "in ricordo" dei caduti che nello stato attuale in realtà ricordano solo la necessità di prendersi cura del germoglio se lo si vuol far diventare un albero: le ‘piccole querce’ sono quasi tutte secche e le targhe commemorative quasi del tutto scomparse. Dunque se i propositi erano buoni, i mezzi utilizzati e la cura promessa (ma evidentemente mai mantenuta), sono al di sotto delle necessità. Questo per quanto riguarda chi deve occuparsi della manutenzione e pulizia del "parco del ricordo". Il resto però coinvolge sicuramente l’educazione della gente, intesa in questo caso come mancanza di educazione e rispetto verso gli altri e verso quella natura intatta che tutti andiamo a cercare per il momento di svago ma che abbandoniamo al suo destino appena lasciata alle spalle, magari nella speranza che sia sempre qualcun’altro a prendersene cura.