Siena, 30 aprile 2010 - Il documento di autoregolamentazione del Magistrato aggiunge un nuovo tassello al dibattito sulla vita contradaiola di oggi e di domani. Tra chi sostiene che questo episodio segni un cambiamento importante c’è Mauro Civai, priore dell’Istrice e membro della Deputazione del Magistrato.

Il documento è un momento di svolta?
"E’ un risultato senza precedenti. Con un lungo e acceso dibattito, un confronto vivace e lo sforzo necessario a comporre posizioni diverse siamo arrivati ad un impegno unitario e uguale per tutti".

Era necessario?
"Fermo restando che le contrade non responsabili del presunto degrado cittadino — poiché vivono nella società e ne subiscono le trasformazioni — né hanno il compito di controllare il territorio, ci veniva chiesto di dare il buon esempio e lo abbiamo fatto. La città ci chiede di rivedere certe posizioni e noi facciamo un passo indietro, ma pretendiamo che gli stessi sacrifici siano chiesti anche ad altri soggetti, ad esempio i locali pubblici".

Il documento è generico, non prevede restrizioni chiare. Non rischia di essere inutile?
"Cerchiamo l’equilibrio all’interno delle prescrizioni già previste dalla legge: non è un vuoto proposito. Limitare il rumore e la musica è una scelta concreta. Così come diminuire le attività di ogni contrada in termini numerici; se poi le serate di ognuna sono otto o cinque, non è un problema irrisolvibile".

Ad esempio, quindi, l’Istrice accorcerà la durata del tradizionale ‘braciere’?
"E’ il nostro unico ‘evento’ e sono solo pochi giorni; ma già da un po’ pensiamo di inserire un paio di serate diverse, dove non si balla. Però non si può sempre scegliere il mandolino…".

E dove non si beve, dunque?
"In certe occasioni, con un’alta partecipazione di giovani, le contrade non serviranno superalcolici, a nessuno. Un piccolo sacrificio per i più anziani che dovrebbero, comunque, essere felici di dare il buon esempio. D’altronde, bere fa parte della nostra tradizione e la contrada non è un ambiente che dissuade, ma è anche vero che c’è un maggiore controllo quando s’innesca il meccanismo della ‘grande famiglia’".

Funzionerà solo con la partecipazione di tutti…
"Questo documento è una sorta di contratto tra le contrade: dobbiamo tutti impegnarci a rispettarlo. Sono molto fiducioso, anche perché se qualcuno ‘sgarra’ sa di danneggiare anche gli altri".