Siena, 17 aprile 2010 - L’iniziativa è senz’altro da lodare. Aprire un dibattito sulla contrada, sulla sua funzione sociale, sul suo presente e — cosa fondamentale — sul futuro che la aspetta, adesso che abbiamo entrambi i piedi dentro il terzo millennio, denota attenzione, spirito critico e voglia di impegnarsi in prima persona. Ampliare tale dibattito, coinvolgendo istituzioni e cittadini, i cosiddetti ‘contradaioli semplici’, dimostra una volontà di fare concretamente, al di là delle analisi e delle letture sociologiche. E’ conseguenza logica avere indieto, da Siena, una risposta positiva e partecipata.

 

Ne è specchio una sala del museo della Selva gremita, autorità militari e cittadine, ma soprattutto centinaia di persone che hanno voluto partecipare al convegno organizzato, ieri pomeriggio, proprio sul presente e sul futuro delle contrade. Molti gli interventi istituzionali, qualcuno fin troppo ‘istituzionalizzato’ e forse poco coerente con lo spirito libero dell’iniziativa, acceso il dibattito con la promessa di rivedersi, presto. Sul tavolo, i pilastri della discussione: il rapporto tra il territorio e le contrade e quello delle contrade con se stesse, come piccoli specchi dei mutamenti sociali.

 

A fare gli onori di casa, ovviamente, il priore della Selva. "Lo scopo di questo incontro — esordisce Velio Cini — è parlare insieme di problemi cha da anni sono sulla bocca di tutti. Questa iniziativa non vuole interferire con l’attività di chi è preposto a lavorare sul Palio, Comune e Magistrato delle Contrade, ma piuttosto vuole contribuire all’apertura del dibattito in un momento particolare per la nostra comunità".

 

E’ proprio Cini a lanciare — sulla falsa riga del documento programmatico che la Commissione aveva preparato in vista dell’appuntamento — le linee guida fondamentali: recuperare il rapporto con il territorio; contenere l’esasperazione degli atteggiamenti che sempre più spesso accompagna la vita contradaiola; recuperare il rispetto, all’interno della Contrada e, all’esterno, nei confronti della città e della Festa; delineare nuovi confini nel rapporto tra le Contrade e il Palio, inteso proprio come battaglia sul Campo.

 

"Tali temi riguardano non solo i rioni — interviene l’assessore comunale, Daniela Bindi — ma hanno una valenza generale anche per l’amministrazione comunale e per tutte le istituzioni. Le Contrade hanno oggi il compito di preservare le tradizioni adattandole alle nuove esigenze; devono autoregolamentarsi per prevenire gli eccessi, perché in certi casi la protesta a tali eccessi può sfociare in proibizionismo. E perché se, invece dell’autoregolamentazione, si dovessero applicare le norme di legge, la vita contradaiola potrebbe diventare difficile".

 

"E’ necessario riflettere su cosa sia l’ente contrada oggi, come le contrade devono porsi e operare nei confronti della città" afferma il Rettore del Magistrato, Roberto Martinelli. "Il Magistrato è ancora all’inizio della propria discussione interna, ma personalmente credo che da nessuna parte sia scritto quale sia lo ‘scopo sociale’ dei rioni; certamente non è quello di rispondere ai problemi dovuti ai cambiamenti sociali. L’elencazione delle criticità è corretta ed è giusto iniziare a discuterne in prospettiva concreta, ma allo stesso tempo non è giusto attribuire alle contrade e alle loro iniziative il presunto degrado e la minore vivibilità della città".

 

Ad esempio maleducazione, inciviltà, musica e schiamazzi fino a tarda notte, ubriacature moleste che spesso sfociano nel degrado del centro storico. "La nostra prima volontà — aggiunge il Rettore del Bruco, Fabio Pacciani — deve essere quella di riportare la contrada oltre il Palio, diventato oggi il suo unico catalizzatore, cambiarne le forme di aggregazione". Recuperare, quindi, un sano stare insieme, nell’ormai vecchio conecetto di ‘famiglia allargata’. Cercare un confronto intergenerazionale e non limitato ai piccoli gruppi di coetanei, come chiede la più giovane dei relatori, la contradaiola giraffina Silvia Corbelli. Che, a dire il vero, porta una ventata di aria diversa: se un difetto ce l’ha, il convegno di ieri, è proprio la bassa partecipazione dei giovani, in chiara minoranza. E pensare che il futuro delle contrade passa, banalmente, proprio da loro.

 

Gli animi si accendono nel dibattito pubblico: i temi sono noti, quelli di cui ogni giorno si discute in contrada, per strada, a cena, ma che da tempo non vengono affrontati in modo organizzato. Ed è evidente la voglia di parlarne, di confrontarsi anche in modo diretto e senza tanti giri di parole. Dopo oltre due ore di discussione, di cose da dire ce ne sarebbero ancora molte e se ne accorgono tutti. Innazitutto Paolo Neri e Laura Dinelli, priori rispettivamente del Nicchio e della Giraffa, che annunciano a fine serata di essere, volentieri, i nuovi protagonisti della staffetta immaginaria rappresentata da questo confronto. Il dibattito si accese qualche mese fa nel Bruco; la Selva lo ha portato avanti con la riuscita iniziativa di ieri. Adesso si impegneranno — presumibilmente dopo l’estate paliesca — il Nicchio e la Giraffa. In attesa di altre proposte.